Bambini soldati, i paesi ricchi escono dal letargo

«Liberiamo i bambini dalla guerra». è lo slogan che ha accompagnato la Conferenza internazionale sui bambini soldati tenutasi a Parigi tra il 5 e il 6 febbraio scorso. L?iniziativa, copresieduta dalla direttrice generale di Unicef, Ann Veneman, ha visto la partecipazione di una settantina di Paesi africani, sudamericani e asiatici, affiancati dai rappresentanti della società civile, delle forze di peacekeeping e degli Stati donatori. Per combattere una piaga sociale che colpisce oltre 250mila bambini in tutto il mondo, i protagonisti della Conferenza hanno firmato una Carta di princìpi che, sebbene non vincolante sul piano giuridico, propone programmi di protezione e di reinserimento socio-professionale a favore dei bambini associati ai gruppi armati, in particolar modo le ragazze minorenni. «Non ci sono altre vie per rompere il cerchio vizioso alimentato dalla povertà e dalle guerre», ha detto la Veneman. Dopo anni di letargo, la comunità internazionale appare seriamente intenzionata a porre fine al reclutamento dei bambini-soldati. Il caso più clamoroso riguarda Thomas Lubanga, un ex miliziano congolese arrestato con l?accusa di arruolamento forzato di bambini d?età inferiore ai 15 anni. Il 29 gennaio, la Corte penale internazionale ha confermato i capi d?accusa rinviandolo a giudizio per crimini di guerra. Il suo processo si aprirà all?Aja nel giugno prossimo.