Economia

Mani tese contro la solitudine delle famiglie

La società invecchia e vede aumentare il numero di persone bisognose di assistenza. Le coop rivendicano una posizione da protagoniste, non solo come fornitrici di manodopera

di Francesco Agresti

Un dramma doppio, per chi lo vive in prima persona e per coloro che, spesso da soli, devono assistere chi non è in grado di badare a se stesso. Le persone non autosufficienti in Italia sono oltre 2,8 milioni: il 72% è costituito da anziani, 500mila hanno un?età compresa tra i 35 e i 65 anni, 90mila sono minori. Si stima che siano 900mila gli anziani confinati a casa o a letto, privi di ogni autonomia, a cui vanno aggiunti circa 150mila anziani ricoverati in residenze socio-assistenziali. Entro il 2010 il numero delle persone non autosufficienti crescerà del 30%, e del 50% entro il 2020. Fondo fantasma Tra le persone con più di 60 anni ciò che preoccupa più di ogni altra cosa è la paura di non essere in grado di badare a se stessi. La legge 328 del 2000 prevede l?istituzione di un fondo per la non autosufficienza: a sei anni di distanza è ancora lettera morta. A nulla è servito il pressing congiunto del terzo settore e dei sindacati. Intanto tra cure e assistenza i famigliari delle persone non autosufficienti continuano a sostenere una spesa di 10 miliardi l?anno. «Sono sempre di più le famiglie che non riescono a sopportare questo peso economico», riconosce Grazia Fioretti del Consorzio Cgm. «I costi non possono essere sopportati da una famiglia da sola, serve almeno un parziale intervento da parte del pubblico». Attenzione alle famiglie Sulla stessa linea Edi Chicchi di Federsolidarietà: «Ci vuole più attenzione nei confronti delle famiglie: quello della non autosufficienza è un problema che non può essere risolto senza risorse e investimenti adeguati. E le risorse che ci sono vengono spesso indirizzate nel modo sbagliato. Dare contributi in denaro alle famiglie non è di grande aiuto, servono piuttosto strutture socio-assistenziali e sanitarie che sappiano condividere con loro il peso della non autosufficienza». Il 70% delle 3.700 cooperative sociali di tipo A attive eroga servizi di assistenza domiciliare e in residenze protette, complessivamente il numero degli utenti serviti raggiunge i 2,5 milioni di persone con una crescita annua del 7%: in gran parte sono persone non autosufficienti o con una limitata autonomia. «Con il lavoro delle nostre coop», riprende la Fioretti, «possiamo rinforzare le reti territoriali, lavorare affinché in modo sistematico si possa fare una manutenzione dei valori, del significato degli interventi domiciliari per i nostri operatori in connessione con le forze vive dei territori. Siamo in grado di sperimentare nuove forme di domiciliarità da mixare con i servizi socio-sanitari più leggeri, di prossimità con servizi. Per farlo abbiamo bisogno di risorse». Risorse e riconoscimento delle specificità della propria attività sono le richieste più urgenti della cooperazione sociale che eroga servizi socio sanitari e di assistenza. «La cooperazione sociale deve avere un ruolo attivo nella definizione delle politiche socio-assistenziali», aggiunge Chicchi, «non può essere intesa come mera intermediazione di manodopera. Occorre recuperare la capacità di esprimere progettualità, innovazione. Siamo in grado di cogliere i problemi dai territori nel momento in cui nascono. Puntare solo al massimo ribasso vuol dire svilire il senso del lavoro della cooperazione sociale. Ciò che chiediamo è di dare significato alla sussidiarietà». Il dopo di noi Da qualche anno sta crescendo la domanda di servizi da parte di genitori o famigliari di persone non autosufficienti preoccupate del destino dei loro congiunti quando questi rimarranno senza la loro assistenza. Anche su questo fronte la cooperazione sociale sta iniziando a sperimentare differenti soluzioni specifiche, Confcooperative, Federsolidarietà, Cgm e Assimoco hanno dato vita a Solidalia, una società di mutuo soccorso che ha messo a punto per i soci prestazioni sociali che coprono contro i rischi della non autosufficienza, «e a breve», annuncia il presidente Fabrizio Ghisio, «offriremo anche soluzioni per fronteggiare il problema del ?dopo di noi?».


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