Economia

Come far ripartire le politiche sociali

L’agenda di governo ideale per chi è impegnato nella cooperazione: rispondono Costanza Fanelli e Wilma Mazzocco

di Francesco Agresti

SJ: Quali sono le misure di politica sociale che il prossimo governo dovrebbe adottare nei primi 100 giorni? Costanza Fanelli: La prima cosa da fare è quella di assumere la consapevolezza che le politiche sociali sono un capitolo centrale della politica di governo del paese, e che sono strettamente connesse ai problemi dello sviluppo e del lavoro. Tradotto in termini operativi significa rilanciare la legge 328, dotare di adeguate risorse il Fondo delle politiche sociali, ma soprattutto determinare i livelli essenziali di assistenza, condizione, questa, anche per realizzare un sistema di integrazione tra sanità e assistenza. Vanno riaperti e reimpostati capitoli fondamentali delle politiche sociali: sull?infanzia e l?adolescenza, sulla non autosufficienza, sulla salute mentale, sulle tossicodipendenze e sulla condizione carceraria. Infine, va messa al centro dell?azione politica il tema del recupero dei beni confiscati dalla mafia. Wilma Mazzocco: L?agenda del nuovo governo sarà sicuramente centrata, sin da subito, sul decreto di programmazione economica e finanziaria. Sarà importante che emerga chiaramente una visione del welfare come leva dello sviluppo: un?area di investimento e non di spesa. Soprattutto adesso che è in atto un?evoluzione significativa dei bisogni caratterizzata da una moltiplicazione dei fattori di rischio e di vulnerabilità sociale: è indispensabile riuscire a coniugare la coesione sociale con lo sviluppo economico. La cooperazione, la cooperazione sociale, sono attivatori significativi di reti sociali ed economiche. Il loro ruolo va riconosciuto senza se e senza ma. Anche il metodo sin da subito dovrà caratterizzare questa stagione di lavoro, pertanto la cooperazione sociale di Federsolidarietà, attraverso Confcooperative e il Forum del terzo settore, si sente già impegnata sul fronte della proposta e della concertazione. SJ: Quali le questioni relative alla cooperazione sociale su cui il nuovo esecutivo dovrebbe intervenire con urgenza? Fanelli: Ci sono tre questioni urgenti rimaste irrisolte. La prima è quella relativa al superamento del regime del salario convenzionale per i soci lavoratori. La seconda riguarda la determinazione del regime Iva da applicare per alcune prestazioni, oggi rimessa in discussione da una visione che non riconosce appieno il ruolo imprenditoriale delle cooperative sociali. La terza, infine, è quella di ridare quadri regolativi, oltre che politici, all?attività della cooperazione sociale di inserimento lavorativo di fasce svantaggiate, creando le condizioni affinché esse possano esercitare appieno, fuori da ottiche di pura concorrenzialità economica, il valore sociale e produttivo della loro presenza in attività e servizi affidati sia da enti pubblici che da imprese private. Mazzocco: Un punto su cui ci si aspetta molto dalla prossima legislatura è il sostegno alla famiglia. Entrambi gli schieramenti nei loro programmi hanno evidenziato l?importanza di garantire una rete di servizi di qualità e la loro accessibilità. Per ottenere questo risultato, da un lato occorre avviare un processo di riduzione del costo dei servizi in capo alle famiglie e alle pubbliche amministrazioni attraverso una progressiva defiscalizzazione delle spese sostenute per l?acquisto di beni e servizi ad elevata rilevanza sociale e educativa; dall?altro occorre rinforzare i servizi di welfare che agiscono sull?uguaglianza delle opportunità, specie per quelle famiglie che non avrebbero alcun beneficio dalla defiscalizzazione. Un?altra azione ineludibile sarà l?attivazione del fondo nazionale per la non autosufficienza. Considero ovvio anche se non scontato il ripristino di un fondo nazionale per le politiche di welfare adeguato. Il futuro governo dovrà anche portare a compimento l?evoluzione della normativa sull?impresa sociale in raccordo con la legislazione sulla cooperazione sociale e sviluppando un adeguato regime premiale legato alle caratteristiche e alla meritevolezza delle imprese sociali. SJ: Quali gli obiettivi di medio-lungo periodo da perseguire nella prossima legislatura? Fanelli: Sono tre le grandi questioni: 1) quella di un riordino della legislazione del terzo settore, sia aggiornando leggi specifiche di settore che collocando e caratterizzando in modo appropriato la nuova legge sull?impresa sociale, che non può essere vista semplicemente come un?altra legge di settore che si sovrappone ad altre; 2) la questione delle risorse per il welfare anche attraverso una rivisitazione delle politiche fiscali in senso più federalista ma anche per rideterminare effetti di equità oggi messi in crisi; 3) il rilancio, specie per il Mezzogiorno, di politiche di sostegno e supporto alla promozione e sviluppo delle imprese sociali come motore di legalità, di crescita sociale ed economica, di occupazione e di partecipazione all?azione di sviluppo. Mazzocco:La cooperazione sociale in questi anni ha dato un contributo indispensabile alla costruzione dei sistemi di welfare. Un?esperienza che va valorizzata. Ciò significa riconoscerne il ruolo relazionale, comunitario anche attraverso nuovi strumenti contrattuali. Molti servizi e iniziative che 15 anni fa erano sperimentali, si sono sviluppati attraverso l?esperienza e la ricerca di soluzioni più adeguate ed efficaci alle attese degli utenti. Oggi la cooperazione sociale contribuisce a sviluppare servizi sanitari con criteri di prossimità: medicina e ospedali di comunità, assistenza domiciliare integrata successiva alla dimissione ospedaliera, interventi sanitari che richiedono attenzioni relazionali quali gli hospice. Queste aree di intervento, insieme all?istruzione e alla cultura, sono oggi frontiere di innovazione e nuova occupazione. Questi cambiamenti vanno accompagnati da un lavoro di modifica della legge 381 del 1991 estendendo i campi di attività delle cooperative sociali. La cooperazione sociale di inserimento lavorativo va valorizzata attraverso la predisposizione di misure diffuse di sostegno alla funzione formativa svolta, prevedendo un allargamento delle categorie svantaggiate, in conformità alla normativa comunitaria.


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