Non profit

Caro professore, largo ai giovani

La paura del futuro si è impadronita dei nostri ragazzi. Pezzotta, don Mazzi, Costantini e Sala mettono alle strette il candidato dell’Unione.

di Stefano Arduini

Un?ora e mezza per parlare di politiche giovanili, lontano dai salotti di Vespa e dai timer della par condicio. Romano Prodi ha deciso di raccogliere il guanto di sfida lanciato circa un mese fa dal fondatore di Exodus, don Antonio Mazzi proprio dalle colonne di Vita. Ad accoglierlo nella storica sede dell?associazione nel cuore del parco Lambro di Milano, oltre al padrone di casa, tre leader ?sociali? del calibro di Savino Pezzotta (Cisl), Marco Sala (Agesci) ed Edio Costantini (Csi-Centro sportivo italiano). Savino Pezzotta: Quello che accade in Francia è sotto gli occhi di tutti: lì sta nascendo un movimento giovanile disposto a mettere a ferro e fuoco una città. A me però non interessa vedere ciò che brucia, a me preme capire quali prospettive offriamo ai nostri ragazzi. Presentare il futuro come naturale prolungamento del presente produce solamente un azzeramento delle speranze. Per questo dico che un programma di 281 pagine entra troppo nel dettaglio e rischia di far perdere di vista la vision che sta alla radice del progetto. La mia domanda allora è: qual è il sogno che affidate ai nostri figli? Romano Prodi: La differenza fra Milano o Roma e Barcellona è che mentre loro hanno problemi di dinamica, noi stiamo affrontando una vera e propria ritirata sociale. Proprio qui a Milano recentemente ho visitato un cantiere dove sorgerà un nuovo quartiere di 5mila abitanti. I progettisti hanno previsto una scuola materna da 48 posti. Questo significa programmare un futuro senza bambini. Una generazione senza prospettive è una generazione che impazzisce come sta accadendo in Francia. Responsabilizzazione, è da qui che dobbiamo ripartire. Per un giovane con un contratto di 3 mesi è già difficile trovare una morosa, figurarsi pensare di sposarsi e avere dei figli. E infatti qui da noi nelle professioni e in famiglia i ragazzi rimangono bambini fino a 35 anni. Così non li prendiamo sul serio noi e non si prendono sul serio nemmeno loro. Antonio Mazzi: Le cito un aforisma che trovo illuminante: la saggezza è capire quando bisogna smettere di essere saggi per essere coraggiosi. In concreto le propongo l?istituzione di un sottosegretariato ai giovani. Sarebbe una rivoluzione: finalmente incominceremmo a parlare di politiche giovanili e non di problematiche giovanili. Che cosa ne pensa? Romano Prodi: è un?idea da prendere molto sul serio. Non vedo però un organismo dotato di un suo bilancio specifico, ridotto ad organizzare convegni e a finanziare campagne di comunicazione. Gli immagino piuttosto un ruolo di stimolo nei confronti di tutti i ministeri in modo che tengano sempre alta l?attenzione sui temi cruciali delle nuove generazioni. Edio Costantini: Molto più allarmante dell?emergenza economica è l?emergenza educativa. In Italia il mal di vivere costa in antidepressivi circa 350 milioni di euro l?anno. Pensate alla forza preventiva che si potrebbe innestare se parte di queste risorse fossero gestite dalle associazioni. Questo è il sogno, una società all?attacco e non sempre in difesa. Romano Prodi: Non esiste alcuna medicina miracolosa che possa da sola risolvere questioni di questa portata. Quanto alle associazioni, guardate che nel panorama italiano voi siete l?eccezione, non la regola. Ormai viviamo in un mondo dove un ragazzo può crescere e morire senza conoscere il proprio vicino di casa, un prete e il mondo che gli sta accanto. Proprio per questo ho lanciato l?idea di un nuovo servizio civile obbligatorio. Vita: Su questo punto però fino a ora ha raccolto più mugugni che applausi. Ritiene che valga la pena insistere? Romano Prodi: Conosco molto bene le obiezioni dei sindacati preoccupati che il servizio civile in realtà nasconda lo sfruttamento del lavoro e delle ong che chiedono una regolamentazione precisa della materia, ma io credo che a urne chiuse valga la pena aprire la discussione, che potrebbe perfino sfociare in un referendum. Non sono d?accordo con don Mazzi quando distingue fra saggezza e coraggio, per me sono due compagni di viaggio che vanno in parallelo. Per questo dico che è saggio e coraggioso allo stesso tempo portare un giovane in un campo rom. Solo così potrà conoscere il diverso e farsi un?idea anche ?politica? della realtà. Il servizio civile obbligatorio in questo senso può essere un buono strumento per far crescere il senso di responsabilità. Quanto alle modalità la partita è tutta da giocare: possono essere sei mesi continuativi oppure si può spezzare l?esperienza in tre fasi da due mesi, magari durante il periodo estivo. Quello che non ho compreso è invece la ferocia con cui una parte del mondo cattolico ha reagito a questa proposta. Marco Sala: Io invece credo che sia decisivo reintrodurre il termine felicità nel vocabolario dei giovani che, sono d?accordo con don Mazzi, non sono un problema, ma una realtà? Romano Prodi: Parlare di felicità in modo serio però significa rendere i sogni realizzabili. Per centrare l?obiettivo occorre permettere ai giovani di rischiare, senza che questo comprometta il loro futuro. Oggi invece il fallimento è uno spettro talmente opprimente che si preferisce tirare a campare.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA