Sostenibilità

Aviaria: Coldiretti, difendiamo etichetta su polli italiani

Denuncia dei rischi del disegno di legge comunitario 2007 che abroga l'indicazione obbligatoria nell'etichettatura

di Redazione

E’ necessario fermare immediatamente il tentativo di cancellare l’obbligo di indicare in etichetta la provenienza di tutti gli alimenti che ha consentito tra l’altro la ripresa dei consumi di pollo made in Italy, di fronte all’emergenza influenza aviaria. E’ quanto afferma la Coldiretti nel denunciare i rischi della norma del disegno di legge comunitaria 2007 che abroga l’indicazione obbligatoria nell’etichettatura dell’origine dei prodotti alimentari proprio nel momento in cui sono maggiori le preoccupazioni dell’impatto psicologico sugli acquisti determinato dal caso di influenza aviaria riscontrato in un allevamento di tacchini in Gran Betagna. A distanza di un anno dal momento piu’ acuto della crisi di mercato del pollame, che nel gennaio 2006 ha visto crollare i consumi familiari del 25,6 per cento, la misura piu’ efficace per ridare fiducia ai consumatori e’ stata proprio – sottolinea la Coldiretti – l’arrivo dell’obbligo di indicare in etichetta l’origine del pollame. Una misura – precisa la Coldiretti – che ha portato nel secondo semestre del 2006 ad un aumento in media di oltre il 6 per cento dei consumi familiari delle carni avicole per le assicurazioni sull’assenza di rischi della produzione made in Italy. Una garanzia di qualita’ apprezzata anche all’estero dove nel 2006 si e’ verificata – rileva la Coldiretti – una domanda crescente (+6 per cento) di pollo e tacchino italiano per un quantitativo stimato in 130 milioni di chili nell’arco dell’anno. Il dietrofront previsto dalla norma contenuta nel disegno di legge comunitaria 2007 presentata dall’esecutivo, con l’abrogazione dell’obbligo di indicare nell’etichetta la provenienza degli alimenti, rischia – sottolinea la Coldiretti – di mettere in difficolta’ la competitivita’ del made in Italy ma anche la fiducia dei cittadini consumatori riconquistata dopo una crisi che e’ costata al comparto avicolo circa 700 milioni di euro. Dai risultati dell’indagine Coldiretti-Ispo sulle opinioni degli italiani sull’alimentazione’ emerge infatti che il 92 per cento ritiene che dovrebbe essere sempre indicato in etichetta il luogo di allevamento o coltivazioni dei prodotti agricoli contenuti negli alimenti”. Nel comparto – riferisce la Coldiretti – operano 6000 allevamenti, 173 macelli, 517 imprese di prima e seconda lavorazione che danno complessivamente lavoro a 180mila addetti per una produzione complessiva di 1,13 milioni di tonnellate di carne ampiamente superiore ai consumi interni e un fatturato complessivo di 3,5 miliardi di euro. Ogni famiglia italiana – conclude la Coldiretti – acquista complessivamente 54 chili di carne all’anno (bovina, suina, avicola) con al primo posto nei consumi la carne bovina con 22 chili, al secondo quella di pollo con un valore medio di 18 chili.


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