Voto

Ormai il voto è soltanto la decisione per uno schieramento, la presa di posizione: o di qua o di là. Questa campagna elettorale – che di certo sarà l?ultima della storia democratico-repubblicana così come l?abbiamo conosciuta, perché è evidente che chiunque vinca sarà costretto a trasformare il paese, nel bene e nel male – non è ancora riuscita a dare la certezza assoluta di vittoria a una parte o all?altra, ma una cosa è riuscita a dare. A dare al voto un?unica dimensione e cioè quella di solo e soltanto la croce per cambiare, la delega in bianco, la remissione fideistica dei propri peccati laici, e magari anche delle proprie virtù, della propria ignavia, del pressapochismo delle nostre esistenze democratiche e certificate agli altri. A tutti gli altri, o meglio a qualunque altro: a Berlusconi, a Prodi, a Casini, persino allo sciarpato Della Valle. A qualunque altro meno che a noi. A qualunque disfattista o a costruttivista, meno che a noi.

E invece il voto è anche e soprattutto, e sarà sempre di più, desiderio, slancio, aspirazione positiva tesa con tutta l?anima a cambiare, ad essere quello che non siamo stati, a migliorare. Niente di fideistico, dunque, di remissivo, di liquidatorio. Il voto, quello di domani ma soprattutto quello del futuro, sarà sempre di più questo tipo di voto, quello di chi si prende il carico delle proprie azioni, dei propri errori e dei propri limiti e s?impegna a migliorarsi.

E’ chiaro che con questo voto, Prodi, Berlusconi, Buttiglione e la Mussolini c?entrano poco.