Sostenibilità

Allergeni, quando l’etichetta non basta

Indagine del Movimento Consumatori: il 22,5% dei campioni analizzati presenta sostanze non dichiarate, di Valentina Cicinelli

di Redazione

Leggere le etichette dei prodotti alimentari è importante. Ma l?etichetta da sola, per quanto dettagliata e pur essendo un valido strumento di tracciabilità del prodotto, non è sufficiente per tutelare il consumatore che soffre di allergie. Questo quanto emerso dall?indagine svolta dal Movimento Consumatori e cofinanziata dalla Fondazione Crc e dalla Camera di commercio di Cuneo. Risultati rilevanti considerando che le allergie e le intolleranze alimentari sono in costante aumento: il 2,5% circa della popolazione ne è soggetta e il valore medio aumenta nella fascia dei bambini sotto i 3 anni.

L?indagine

Otto i principali alimenti che causano le allergie (latte vaccino, uova, crostacei, pesce, arachidi, soia, frutta con guscio, cereali) ma sono oltre 160 gli alimenti che possono causare reazioni allergiche.

Il recepimento della Direttiva 2003/89/CE obbliga i produttori a indicare in etichetta una serie di ingredienti ? cereali contenenti glutine, crostacei, uovo, pesce, arachide, soia, latte, frutta con guscio, sedano, senape, semi di sesamo, anidride solforosa – e le sostanze da essi derivate responsabili di allergie ed intolleranze alimentari, indipendentemente dalla loro quantità, ad eccezione dell?anidride solforosa per la quale è fissato un limite di 10 mg/kg.

Le reazioni allergiche sono ?dose indipendenti?: anche quantità minime di allergeni possono innescarle con conseguenze gravi. Non si può quindi fissare un limite di accettabilità e nelle etichette i produttori devono segnalare anche la minima presenza di allergeni. Complessivamente sono stati prelevati, dal Movimento Consumatori di Cuneo, con la supervisione di Alessandro Occelli, tecnico agroalimentare che collabora con l?associazione, campioni di 133 prodotti alimentari e su questi sono state effettuate 131 analisi relative alle sostanze allergeniche e 13 analisi relative alla ricerca di riso ogm.

I risultati

L?indagine si è concentrata sulla presenza di solfiti in alimenti, glutine in alimenti gluten free o comunque non contenenti cereali con glutine, soia in prodotti carnei e altri alimenti, arachidi e nocciole in prodotti dolciari, proteine del pesce nelle uova, proteine del latte in alimenti per la prima infanzia e in altri alimenti.

Nel caso del glutine è importante segnalarne la presenza anche in piccolissime quantità poiché la somma di più alimenti contenenti anche solo poche decine di mg di glutine può portare gravi lesioni intestinali nei soggetti celiaci.

Su 120 campioni analizzati, il 22,5% presentava allergeni non dichiarati: emerge quindi che l?etichetta da sola non tutela in modo adeguato il consumatore allergico.

Risulta che contaminazioni accidentali nella fase di produzione possono determinare la presenza di quantità piccole ma perfettamente rilevabili di allergeni. A questo si aggiunga che la complessità della composizione di molti alimenti, l?utilizzo di ingredienti e di additivi alimentari elaborati – per migliorare il gusto, l?aspetto e la conservazione del prodotto – rende difficile garantire l?assenza di allergeni.

Le aziende alimentari non possono perciò garantire l?assenza di sostanze allergeniche basandosi solo su controlli cartacei e di tracciabilità. Secondo Occelli, dovrebbero inserire nel loro piano di autocontrollo un?attenta valutazione dei punti critici lungo tutta la filiera produttiva ed un numero adeguato di controlli analitici. «In questo modo, e con i controlli delle autorità competenti sulle etichette», suggerisce Beppe Riccardi, esperto di sicurezza alimentare di MC, «sarà possibile tutelare in modo efficace il consumatore affetto da allergie».

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