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Diritto d’autore: nuova legge in Francia, il Web in rivolta

Da 38 euro a 300mila euro di multa, fino a 3 anni di prigione. La nuova legge approvata in Francia rischia di avere forti ripercussioni in tutta Europa. Illegale de facto il P2P

di Riccardo Bagnato

Ad andare in fumo in questi giorni a Parigi non sono stati solamente auto e negozi, ma anche le speranze di molti internauti. Giovedì scorso, infatti, mentre gli studenti affrontavano la polizia contro la riforma del lavoro introdotta dal governo Villepin, all’Assemblea nazionale i deputati della maggioranza hanno discusso il disegno di legge DADVSI e così dato il via libera alla votazione finale di questo controverso provvedimento prevista per oggi. Approvato pochi minuti fa con 296 voti a favore e 193 contro il nuovo diritto d’autore passa ora al Senato. Mesi e mesi di scontro in Parlamento e sul Web si sono così risolti, fra i boati dei casseurs per strada da un lato, e la totale disattenzione a quanto accadeva a Palazzo Bourbon dall’altro. A vincere la battaglia ? ha dichiarato il socialista Patrick Bloche ? ?sono stati gli interessi particolari di qualcuno e non l’interesse generale?. Un’accusa resa ancora più esplicita dal suo collega di partito Didier Mathus, il quale ha fatto riferimento al ministro della cultura Donnedieu de Vabres (Ump – Union pour un Mouvement Populaire) come all’onorevole ?Renaud Donnedieu de Vabres de Vivendi?, aggiungendo al suo il nome della società che più si è spesa per far approvare la nuova legge. Se infatti da un alto alcuni emendamenti proposti dal vasto mondo del software libero francese miravano alla difesa della ricerca informatica e della privacy, e pertanto chiedevano una sostanziale riscrittura degli articoli 7, 13 e 14 del testo di legge; dall’altra, altri emendamenti erano stati suggeriti da software house internazionali, poi discussi dal Consiglio superiore, e infine approdati in Parlamento con il nome per l’appunto di ?Vivendi Universal?, nota multinazionale dell’intrattenimento. Obiettivo più o meno esplicito: quello di considerare reato di contraffazione ?l?edizione, la diffusione e la promozione di qualsiasi software suscettibile di essere utilizzato per mettere a disposizione informazioni protette da copyright, e che non integra dispositivi di controllo e di tracciamento dell’utilizzo privato?. A seguito della votazione della scorsa settimana, la replica della campagna Eucd.info, che dal 2 dicembre scorso ha raccolto oltre 150mila firme e l’adesione di oltre mille fra organizzazioni e aziende contro il progetto DADVSI: ?Un testo liberticida ? si legge nel comunicato ? scritto da lobby e votato da «scarponari»?, facendo così evidente riferimento all’incompetenza della classe politica in materia. Ma in cosa potrà incappare chi fa uso di software considerati illegali? Secondo la nuova legge francese, se approvata, l’internauta che scarica illegalmente musica o film per uso personale sarà passibile di una semplice ammenda di 38 euro. Se il download ?si accompagna alla messa a disposizione dell’opera? l’ammenda salirà a 150 euro. Pene più severe invece per chi aggirerà le misure di protezione adottate dai proprietari dell’opera. Chi fornirà infatti mezzi per aggirare tali misure e renderà quindi accessibili le opere a un gran numero di fruitori, favorendo così il ripetersi del danno, rischierà sei mesi di prigione e 30mila euro di ammenda. Inoltre, l’hacker che individualmente ?decripta le misure tecniche di protezione dell’opera, o reca un danno così facendo alle misure di protezione, incorre in un’ammenda di 3750 euro?. Infine, l’utente che utilizza software per aggirare le misure di protezione subirà una multa di 750 euro. Ma il colpo più grosso è stato inferto a chi mette a disposizione del pubblico ?scientemente? un software (ad esempio un software peer-to-peer) che permette lo scaricamento illegale di ?opere o oggetti protetti?. Chi lo farà rischierà tre anni di prigione e 300mila euro di multa.


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