Volontariato

L’università che vorremmo

18 associazioni di imprenditori hanno firmato un documento su come vorrebebro che fossero gli atenei italiani

di Carmen Morrone

Apertura alla concorrenza e alla competizione tra atenei, attrazione degli studenti stranieri, adozione di un rigoroso sistema di valutazione, finanziamenti pubblici legati ai risultati, un piu’ forte legame con l’impresa nella formazione e nello sviluppo della ricerca, superamento del valore legale dei titoli di studio e sostituzione con un sistema europeo di accreditamento: sono queste alcune delle priorita’ che 18 associazioni imprenditoriali hanno sottoscritto in un documento comune per spingere l’universita’ italiana ai cambiamenti imposti dalla sfida della competizione internazionale. Le associazioni che hanno sottoscritto sono Abi, Agci, Ania, Casartigiani, Cia, Coldiretti, Claai, Cna, Confagricoltura, Confapi, Confartigianato, Confcommercio, Confcooperative, Confesercenti, Confetra, Confindustria, Confservizi e Legacoop. Per la prima volta, 18 organizzazioni rappresentative della grande e media industria ma anche delle banche e del commercio, delle cooperative e dei servizi hanno espresso una posizione comune sul futuro dell’universita’ italiana, considerata come ”nevralgica leva dello sviluppo e motore della conoscenza. L’universita’ italiana -sostengono le associazioni nel documento- ha accumulato oggettivi ritardi nella competizione internazionale, ma costituisce un capitale che puo’ essere meglio messo a profitto, se si riduce la burocrazia e crescono l’efficienza e la concorrenza”.


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