Welfare

Mafia: Don Ciotti, rimettere la questione al centro dell’agenda politica

''Nell'agenda politica e sociale la parola mafia deve essere scritta a lettere cubitali''. Questo e' quello che chiede il fondatore di Libera don Luigi Ciotti in occasione della Giornata naziona

di Redazione

A Torino il corteo, a cui stanno partecipando circa 20 mila persone, di “Libera” in occasione della undicesima Giornata Nazionale contro la Mafia. In testa al corteo alcuni giovani che indossano una maglietta arancione con la scritta “Non li avete uccisi. Le loro idee camminano sulle nostre gambe” ed uno striscione “Citta’ industriali, Citta’ industriose, Citta’ giuste”. Il corteo sta ora proseguendo per il centro di Torino mentre vengono scanditi ad uno ad uno i nomi delle circa 700 vittime di mafia cominciando da Emanuele Notarbartolo, ucciso nel 1893, fino a Giorgio Palazzo, ammazzato domenica scorsa in Puglia da un pacco bomba. Il corteo raggiungera’ piazza San Carlo dove sono previsti gli interventi di don Luigi Ciotti, Rita Borsellino e di alcuni rappresentanti delle istituzioni. ”Nell’agenda politica e sociale la parola mafia deve essere scritta a lettere cubitali”. Questo e’ quello che chiede il fondatore di Libera don Luigi Ciotti in occasione della Giornata nazionale in ricordo delle vittime di tutte le mafie chiedendo a tutta la classe politica ”che abbiano la priorita’ di rimettere al centro della loro agenda il tema della giustizia, della trasparenza, dell’attenzione alla centralita’ dei bisogni della persona perche’ una politica che non sa trasformare non costruire speranza”. Secondo don Ciotti ancora oggi e’ necessario ”che la parola mafia venga pronunciata perche’ 2.500 morti devono farci saltare sulla sedia”. Vittime a cui si aggiungono quelli che il fondatore del Gruppo Abele definisce ”i morti vivi che sono -spiega- le migliaia di persone che non sono morte fisicamente ma sono ostaggio delle mafie, vivono nella paura, sono schiacciate dall’usura dalle estorsioni, dalle minacce”. Quello che secondo don Ciotti deve essere il messaggio che arriva da questa giornata e’ ”non solo la solidarieta’, ma la condivisione della responsabilita’ di quello che sta avvenendo. Chiediamo allo Stato e alle istituzioni -ha aggiunto- di fare la loro parte ma anche noi come cittadini dobbiamo fare la nostra perche’ ha ragione il presidente Ciampi quando dice che non basta combattere la mafia ma bisogna sconfiggerla”. Riferendosi poi alla situazione torinese don Ciotti ha osservato che ”la mafia qui non ha messo radici, ma certamente ramificazioni si’. Questa e’ pero’ una citta’ che ha saputo avere gli anticorpi e rispondere concretamente. Nonostante questo ricordiamo qui oggi anche Bruno Caccia, Carlo Alberto Dalla Chiesa, Giuliano Montaldo, Mauro Rostagno”. Sul significato della manifestazione ha poi concluso che ”essere a Torino, e anche in altre citta’, non e’ solo una celebrazione, ma e’ dire a queste centinaia di famigliari delle vittime venuti da ogni parte d’Italia che questa citta’ li abbraccia, gli vuole profondamente bene e si impegna ancora una volta a non lasciarli soli”.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA