Cultura
Immigrazione: una conferenza regionale definirà la nuova legge
Alessandra Mandarelli: «Lobiettivo è la definitiva cittadinanza. Nel Lazio, gli immigrati vogliono integrarsi: sono più residenti e più anziani della media nazionale
di Luca Zanfei
Sarà una conferenza regionale a decidere le sorti delle nuova legge sull?immigrazione nel Lazio. L?incontro rappresenterà l?ultima occasione per ripianare le residue divergenze e fissare l?iter di promulgazione di una normativa che manca dal 1990. Un dato è certo: «La nuova legge perseguirà ogni forma di discriminazione ed esclusione sociale sostenendo il processo di definitiva cittadinanza anche attraverso l?educazione interculturale », annuncia l?assessore alle Politiche sociali del Lazio, Alessandra Mandarelli.
Le premesse ci sono tutte per aspettarsi un definitivo cambio di registro rispetto alle passate politiche per l?immigrazione, anche perché è il nuovo quadro sociale a richiederlo. Negli ultimi sedici anni il fenomeno migratorio ha subìto un rapido mutamento in termini di quantità e qualità. I recenti dati del rapporto Caritas fotografano la realtà laziale come una delle più stabili in fatto di presenza di stranieri, con un?alta percentuale di residenti (il 2,6% in più rispetto alla media nazionale) e di ultrasessantenni (il 3% in più del dato medio italiano), segno che le persone entrate in passato hanno poi deciso di rimanere, contribuendo alla formazione di una nuova cittadinanza.
«L?immigrato non è più soltanto il lavoratore residente temporaneamente nel nostro territorio», spiega l?assessore, «oggi lo straniero è per lo più residente stabilmente nella nostra regione e ha quindi bisogno di politiche di sostegno diverse da quelle che attualmente lo tutelano soprattutto a livello lavorativo. Ecco perché il Lazio è tra le prime Regioni ad aver elaborato una specifica proposta di legge capace di adattarsi ai mutamenti in atto».
Nello specifico, la nuova normativa recepirà i diritti al lavoro, con una definitiva parificazione rispetto ai lavoratori italiani, il diritto all?assistenza, alla salute, la tutela dell?infanzia e il riconoscimento per i gruppi svantaggiati. In più, la legge prevederà la formazione in patria, per gli stranieri che vogliono trasferirsi nel Lazio, e l?integrazione scolastica per figli dei residenti. Contenuti sostanziosi che, come ormai stile dell?assessorato, sono stati elaborati attraverso il metodo della condivisione con le istituzioni territoriali, le parti sociali, le associazioni di immigrati e il terzo settore. E proprio nell?ottica della partecipazione, «la legge modificherà la composizione della Consulta per l?immigrazione, con una maggiore rappresentatività per associazioni e Province», spiega la Mandarelli. «Inoltre ne potenzierà il ruolo nel quadro di una politica partecipata, che la giunta ha assunto come metodo cardine nel rafforzamento di un sistema di responsabilità condivise tra soggetti istituzionali e sociali». A questo si aggiunge la futura istituzione di un Centro regionale contro la discriminazione e il razzismo che, avvalendosi della collaborazione degli enti locali e dell?associazionismo, avrà compiti di osservazione, informazione e assistenza legale alle vittime di discriminazione per motivi razziali, nazionali o religiosi.
Ancora, «ogni anno verrà riunito il Forum regionale delle nazionalità al quale prenderanno parte tutti i rappresentanti degli stranieri accreditati nel Lazio, e ogni tre anni verrà indetta la Conferenza sull?immigrazione con la partecipazione degli enti locali, delle associazioni di volontariato e del terzo settore», annuncia l?assessore. L?obiettivo è quello di istituire piani triennali per la programmazione concertata e strategica della materia.
Insomma, il Lazio sembra imboccare la strada di una completa integrazione della popolazione immigrata fatta di diritti e assistenza sociale. Sarà l?esempio per una nuova stagione legislativa in materia di immigrazione? «Non so», conclude la Mandarelli, «per adesso ci basterebbe condividere il nostro lavoro con altre Regioni al fine di realizzare politiche omogenee su tutto il territorio nazionale».
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