Politica

E la Cgil disse: «lo stato non aprofitti del terzo settore»

Welfare/ Parla Sandro Del Fattore, reponsabile politiche sociali del sindacato

di Ettore Colombo

«La legge sull?impresa sociale? Non vorrei che si accentuasse, nel terzo settore, un soggetto di mercato». Parola di Sandro Del Fattore, coordinatore del dipartimento Politiche del welfare e nuovi diritti della Cgil. Con questa carica Del Fattore è quindi il più importante interlocutore del terzo settore nel grande sindacato di corso d?Italia. Un interlocutore aperto, disposto a registrare tutte le capacità innovative che il terzo settore può introdurre nei modelli del nostro stato sociale.

Vita: Come giudica il ?lato sociale? della Finanziaria?
Sandro Del Fattore: Il Fondo nazionale per le politiche sociali destinato alle Regioni recupera, almeno parzialmente, il taglio operato dal governo di centrodestra, che lo dimezzò. Nella Finanziaria il finanziamento del Fondo si avvicina al miliardo di euro, al netto dei diritti soggettivi. Inoltre per la prima volta è previsto uno stanziamento per la non autosufficienza, anche se la cifra è largamente insufficiente. Senza dire che non è chiaro l?iter che seguirà la definizione di una legge nazionale per i non autosufficienti, un tema sul quale si è registrato, l?anno scorso, un forte impegno da parte del sindacalismo confederale, che aveva prodotto una legge d?iniziativa popolare con oltre mezzo milione di firme. Infine, voglio esprimere una preoccupazione, quella del ritorno alla logica dei fondi vincolati. Vi è infatti uno stanziamento per le politiche della famiglia, ma queste non sono né possono essere altra cosa rispetto alle politiche sociali: hanno bisogno cioè di essere pensate e programmate con le scelte relative ai servizi e non contraddicendo la pratica affermatasi negli ultimi anni secondo cui le risorse destinate alle regioni dal Fondo nazionale non hanno vincoli e vanno gestite dalle Regioni, che hanno competenze esclusive nelle politiche sociali.

Vita:C?è anche un problema legato ai livelli di assistenza?
Del Fattore: Sì, c?è. Il confronto con il governo sulla definizione dei livelli essenziali di assistenza era stata deciso a luglio scorso, ed è stato uno dei punti più importanti, nel dialogo con le parti sociali. Quel confronto si è interrotto e va invece rianimato al più presto. Vita:Cosa ne pensa del destino della legge sull?impresa sociale?Del Fattore: Si tratta di una discussione che ogni tanto compare e scompare. Come Cgil abbiamo criticato alcune importanti parti del decreto legislativo emanato dal precedente governo. In particolare la nozione di impresa sociale, il grado di coinvolgimento dei lavoratori, l?insufficienza di controlli. Per noi va salvaguardato il ruolo del terzo settore come soggetto capace di integrare le politiche che gli enti locali fanno sul territorio. Non vorremmo che con una legge sull?impresa sociale si accentuasse, nel variegato mondo del terzo settore, un soggetto di mercato. Il terzo settore nasce e deve rimanere in un?altra ottica e con un?altra cultura. Attendiamo di conoscere, comunque, i contenuti dei decreti attuativi del governo.

Vita: Che ruolo dare, dunque, al privato sociale?
Del Fattore: Il terzo settore ha un ruolo fondamentale nel campo delle politiche sociali e socio-sanitarie e può integrare il ruolo pubblico. La Cgil non ha una visione statalista del ruolo del terzo settore. Non a caso due anni fa, tutto il sindacato confederale ha firmato con il Forum del terzo settore un protocollo d?intenti nel campo dei servizi socio-sanitari che si basa su un riconoscimento reciproco: al sindacato la tutela dei diritti sociali e del lavoro, al terzo settore un ruolo attivo nelle politiche di welfare. è evidente, però, che il terzo settore, come il volontariato e la cooperazione sociale, non può essere sostitutivo del ruolo del pubblico, anzi. Ha un?importanza e un ruolo maggiore se esiste un settore pubblico forte, efficiente, capace e di qualità. Troppe volte, invece, proprio le amministrazioni locali hanno visto nel terzo settore non un?opportunità per offrire servizi nuovi come dovrebbe essere, ma la possibilità di ridurre i costi dei servizi. Atteggiamento che nega il ruolo del terzo settore in quanto fattore innovativo di welfare, abbassa la qualità dei servizi e non tutela i diritti degli stessi lavoratori del privato sociale. Lo spazio per fornire servizi innovativi c?è, ma il pubblico deve essere in grado di raccogliere questa sfida.


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