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Una buona legge ma che ci ha messi in ginocchio

Roma: Il caso della Città dei ragazzi che è in serie difficoltà. «I problemi non si risolvono tramite una legge, sia pure alla ratio positiva come questa».

di Maurizio Regosa

Scusi dottore. Volevo avvertirla che stiamo scrivendole una lettera di protesta. Non se la prenda. È che dobbiamo pagare l?affitto?». Da questo capo del telefono, Porfirio Grazioli, presidente della Città dei ragazzi di Roma, che a Vita spiega: «La realtà è che non ho i soldi per pagare lo stipendio di gennaio ai collaboratori? La situazione è veramente nera». Ma come è possibile? «Quando è uscita la 149, abbiamo deciso di investire per trasformare le nostre ville in comunità di tipo familiare. Spese enormi, sostenute con il solo aiuto della beneficenza americana».

Già perché l?Opera, fondata nel dopoguerra dall?irlandese monsignor Carroll- Abbing, è distribuita in palazzine a due piani, le ville appunto, immerse in 80 ettari di terreno. E ha sempre fatto da sola, facendo fundraising presso la comunità italo-americana per sostenere i circa 28mila ragazzi passati di qui in più di cinquant?anni. Ma per gli ospiti attuali non ricevete una retta? «Sì, ma non è sufficiente. Ogni ragazzo a noi costa più di 65 euro al giorno. Siamo nell?elenco delle case famiglia in via di accreditamento e riceviamo una retta giornaliera di 31,25 euro. Alla Città delle ragazze, dove abbiamo due comunità, prendiamo meno». Occorre attendere l?accreditamento. Quando l?avrete? «Adesso siamo fermi per via dell?agibilità. Stiamo aspettando. Ma non si capisce niente. C?è una grande caos. Le rette vengono decise in modo discrezionale. Alcune comunità ricevono molto di più».

È vero. Ma al Comune spiegano così la differenza degli importi: «C?è un sistema di accreditamento con diversi livelli di intensità assistenziale, a seconda della situazione del minore».

Fatto sta che la Città dei ragazzi è in difficoltà. Ma come la spiega, dottor Grazioli? «La transizione non è stata accompagnata né sostenuta. Cinque anni sono un periodo troppo breve. Le comunità di tipo familiare dovevano essere aiutate a sorgere mentre la 149 si è limitata a fissare una scadenza? Lo Stato non ha saputo rendere inutili le comunità? Se almeno nel frattempo i ragazzi non fossero aumentati… ». Come? «Sì, alla Città dei Ragazzi nel 2001 c?erano 55 ospiti; oggi sono 80, di cui 14 ragazze. Abbiamo arabi, afghani, qualche italiano». Ma come è possibile che siano aumentati? «I problemi non si risolvono tramite una legge, sia pure alla ratio positiva come questa».

Abbiamo controllato: c?è il finanziamento ma è regionale. Segnale forse che le istituzioni si stanno rendendo che nella trasformazione occorre accompagnamento. Ma cosa pensa l?assessore Milano? «La Città dei ragazzi ha una sua storia importante, probabilmente andrebbe valorizzata molto più per la formazione e l?inserimento professionale che per la residenzialità ». E le difficoltà economiche? «Speriamo si risolvano. Noi abbiamo un sistema che garantisce a tutte le realtà a fronte di un servizio il medesimo trattamento. Devono superare alcuni problemi strutturali. Noi siamo pronti a fare tutto quello che dobbiamo fare».


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