Cultura

Cpt, che fare?

Presentato il rapporto della commissione De Mistura. A sinistra si riapre il dibattito. Amato: “Chiuderli non risolve il problema”. Ribatte Ferrero: “Bisogna invertire la rotta”

di Redazione

No alla chiusura dei Cpt, “perche’ con varie migliorie restano comunque necessari”, ma superamento del sistema che porti a un “progressivo svuotamento dei centri”. Queste le conclusioni a cui e’ arrivata la commissione sui Cpt istituita dal ministro dell’Interno Giuliano Amato e presieduta da Staffan De Mistura.

A giudizio di Staffan de Mistura “e’ necessario un diverso approccio che si focalizzi sulle persone e non sulle strutture. A detta di tutti il sistema non e’ efficace e non produce i risultati che si prefigge”. In proposito di “focalizzare sulle persone e non sui centri” l’analisi delle strutture di accoglienza degli immigrati porta quindi “ad incentivare la collaborazione tra gli immigrati e l’autorita’” e al “coinvolgimento della societa’ civile nella gestione del fenomeno”. Il nuovo sistema “dovrebbe portare a un graduale svuotamento” dei cpt e “potrebbe ridurre enormemente il numero di cause penali” pendenti di fronte all’autorita’ giudiziaria. Saranno studiate anche misure di “trasparenza” che prevedono la possibilita’ di accesso ai centri da parte della stampa, degli enti locali e delle istituzioni. Nelle strutture alla fine rimarra’ soltanto chi si rifiuta di collaborare e di farsi identificare. A questo proposito, e’ previsto che il tempo per l’identificazione ed eventuale successiva espulsione sia ridotto a 20 giorni. “Vogliamo creare un circolo virtuoso -ha aggiunto De Mistura- perche’ abbiamo la certezza che cosi’ com’e’ oggi il sistema non funziona. Puntiamo quindi a coinvolgere queste persone e ad indurle a collaborare con le autorita’”.

Le proposte contenute nel rapporto presentato potrebbero dunque “ridurre il ‘girone dei dannati’ di quelli che girano a vuoto tra le carceri e i centri di permanenza temporanea”. Questi ultimi, ha rilevato il ministro dell’Interno Giuliano Amato, non costituiscono “il cuore del fenomeno migratorio ma hanno assunto un valore simbolico e se pensassi che questo basta a risolvere il problema li chiuderei tutti”. Anche le cifre, infatti, testimoniano che i questori “decretano annualmente l’espulsione di circa 60 mila persone”, mentre la popolazione media dei cpt oscilla intorno a quota 22 mila, “che scende intorno ai 14 mila se si eccettuano i romeni”. La Commissione De Mistura, ha rilevato Amato nel corso di una conferenza stampa al Viminale “ha lavorato seriamente e mi fa piacere che il percorso di riforma della legge sull’immigrazione e questo lavoro si siano avviati nella stessa direzione”. Tra i principi ispiratori del rapporto, il fatto di “considerare la persona: non si puo’ trattare allo stesso modo chi collabora e chi invece non lo fa. Abbiamo di fronte delle persone, perche’ non provare a parlarci?”. Un aspetto fondamentale e’ per Amato “l’identificazione dei condannati prima che escano dal carcere” per poi magari finire in un cpt. “Io provo un brivido -ha aggiunto- a pensare che possa essere pronunciata una condanna nei confronti di una persona non identificata”.

Divero invece il punto di vista dell?altro ministro competente in materia di immigrazione Paolo Ferrero. I cpt vanno chiusi perche’ non servono per quello per cui sono stati costruiti”. Il ministro della solidarieta’ sociale ribadisce la sua posizione contraria ai centri di permanenza temporanea per gli immigrati clandestini, nel corso della trasmissione ‘Radio anch’io’ su Rai Radiouno. Al loro posto, il ministro propone di aprire “centri d’accoglienza”. Spiega Ferrero: “Nei cpt finiscono due categorie diverse: gli immigrati ancora non identificati che sono stati condannati per diversi reati e che sono usciti dal carcere; e magari una badante che lavora in Italia senza avere ancora il permesso di soggiorno. E nel cpt stanno fino a 60 giorni. Invece -propone Ferrero- i delinquenti vengano identificati in carcere e alla fine della reclusione vengano accompagnati alla frontiera; e per gli altri il meccanismo di identificazione non sia un luogo di reclusione per 60 giorni che ha meno garanzie del carcere: nel centro d’accoglienza potranno stare alcuni giorni, certamente non per due mesi”.

Per Ferrero, “non e’ vero che la sinistra radicale vuol fare entrare tutti in Italia. Ma ci vogliono delle quote realistiche -afferma- per cui se il mercato del lavoro richiede ad esempio 300.000 lavoratori bisognera’ fare delle quote d’ingresso per 300.000 persone, non per la meta’ sapendo gia’ in anticipo che l’altra meta’ entrera’ clandestinamente, perche’ sono le stesse imprese o le famiglie ad averne bisogno. E il meccanismo della legge Bossi-Fini obbliga chi vuol venire a lavorare in Italia a entrare e uscire una prima volta clandestinamente e poi a rientrare legalmente: per questo va cambiata. Il problema -sintetizza- e’ rendere regolare cio’ che oggi e’ obbligato ad avvenire in clandestinita’”. Il ministro della solidarieta’ sociale ricorda, poi, che “la maggior parte degli immigrati clandestini non entra in Italia sbarcando con le imbarcazioni a Lampedusa, ma dalla frontiera nord-orientale di Gorizia, in pullman, magari pagando la ‘mazzetta’. Basta parlare con qualunque badante del Nord Italia: dalle frontiere terrestri entrano molti piu’ clandestini che non via mare, anche se la ‘fotografia’ che resta in mente sono i 20.000 immigrati che sbarcano a Lampedusa”

Un punto di vista che non convince il vicepresidente della commissione europea Franco Frattini.
La Ue ha approvato, con il Consiglio dei capi di Stato e di governo cui ha partecipato per l’Italia il premier Romano Prodi, la proposta di strategia europea per l’immigrazione: nel documento strategico, che siamo obbligati ad approvare nel 2007, si dice con assoluta chiarezza che il controllo nei confronti degli immigrati illegali deve impedirne la libera circolazione all’interno dello spazio Schengen, dove non ci sono frontiere interne”. E’ quanto ricorda il vicepresidente della Commissione Ue Frattini, intervenendo a una trasmissione radiofonica. Per Frattini, “la visione dell’Unione Europea e’ molto chiara: in tutti i Paesi Ue ci sono centri di custodia temporanea dove si devono evidentemente garantire condizioni assolute di buon trattamento conformi alla dignita’ umana; ma si deve impedire che gli immigrati illegali vadano in giro liberamente. Altrimenti -avverte Frattini- i Paesi europei che consentissero il libero movimento esporrebbero l’intero spazio Schengen a rischio, senza alcun tipo di controllo interno. L’Europa non puo’ certo consentire lo smantellamento di questo sistema”, avverte.

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