Mondo
Il cambiamento passa anche dal grande schermo
Grazie ai film si possono raggiungere tutti i ceti sociali e far scattare un processo di identificazione. «Perché la cultura, la tradizione, la parola sono i luoghi della resistenza»
Conclude l?intervista con un: «Grazie per esservi interessati alla mia piccola persona». Odile Sankara in Burkina Faso è la ?petite soeur?, la sorella di uno dei più grandi leader che l?Africa abbia mai avuto: Thomas Sankara, presidente del Burkina Faso dall?83 all?87, ucciso dopo essere stato protagonista di una rivoluzione pacifica che tentava una via africana di sviluppo senza ricalcare quella occidentale. Anche il destino del cinema africano – soprattutto con il Fespaco, il festival panafricano del cinema che si svolge ogni due anni nella capitale del Burkina – è legato al nome e all?eredità culturale di Sankara. È stato lui a dare impulso al festival che ha trasformato Ouagadougou nella sede della più grande e interessante manifestazione culturale di tutta l?Africa, a cui accorrono critici e gente di cinema anche dall?Europa e dagli Stati Uniti.
Odile non fa politica. Attrice di teatro e di cinema, ha fatto della cultura la leva per lavorare per il suo paese e per l?Africa. Insieme alla Compagnie de Seeren (?fioritura?) organizza tournée nel suo paese in cui tocca tematiche legate ai diritti delle donne. Ha creato un?associazione, Talent des femmes, per far emergere il talento femminile, artistico e non, spesso nell?ombra e privo di opportunità.
Vita: Ha fatto scalpore la sua prefazione al libro della giornalista francese Anne Cecile Robert L?Africa in soccorso dell?Occidente (Emi). Sostenete entrambe che l?aiuto dell?Africa è vitale per l?Europa…
Odile Sankara: La ricchezza dell?Africa risiede nella forza della parola. E la parola è il luogo di incontro dell?umanità. Sono i valori culturali il grande contributo che l?Africa può dare in questo momento di globalizzazione. Soprattutto a un mondo occidentale che soffre di autismo. L?Africa, volente o nolente, non ha altro da condividere. E questo non è necessariamente un limite. Oggi il Burkina Faso è uno stato che ha una sua ragion d?essere, proprio in virtù di una cultura di questo tipo, che si basa sulla condivisione dei valori e sulla priorità della relazione umana. È ciò che ci permette di restare aperti, di non implodere. La cultura, la tradizione, la parola sono luoghi della resistenza. E sono i luoghi che danno vita ad alcune realtà africane come il Burkina Faso. Ma il punto è: l?Occidente è interessato a questi valori? Ha voglia di condividerli, di accogliere questo bagaglio di simboli, tradizioni, miti che fanno parte dell?Africa?
Vita: Il film del sudafricano Gavin Hood, Il suo nome è Tsotsi ha appena regalato all?Africa l?Oscar come miglior film straniero. Il cinema africano, che affronta spesso temi sociali, può essere un veicolo di cambiamento positivo per l?Africa?
Sankara: Assolutamente. Mi viene subito in mente l?esperienza di Sémbene Ousmane, senegalese romanziere autodidatta, uno dei padri fondatori del Fespaco, che ha deciso subito di adattare i suoi romanzi al grande schermo. In Africa tutto è concentrato nei grandi centri di potere e nelle grandi città. La maggior parte della popolazione non partecipa alle questioni fondamentali dello sviluppo. Fare questo genere di operazione, riportare, come nel caso di Ousmane, i temi sociali sul grande schermo permette di toccare un numero maggiore di persone. Le persone si possono identificare, si rendono conto che certi temi le riguardano personalmente.
Vita: Anche il teatro può giocare questo ruolo?
Sankara: Sì, anche se in modo diverso. Il prodotto cinematografico ha capacità di muoversi e di raggiungere qualsiasi ambito della società, in questo senso è più incisivo. Il teatro… si dice spesso che è nato in Grecia, ma si può anche dire che il teatro è nato in Africa, parallelamente. Da tutte quelle forme di oralità, di racconto popolare in cui tutta la comunità è coinvolta. Dove ognuno è in grado di prendere la parola e di raccontare la sua storia, su argomenti che riguardano la vita comunitaria. È lì che deve tornare oggi il teatro africano, attualizzando la tradizione.
Vita: Il Fespaco ha dato grande impulso al cinema africano…
Sankara: Non bisognerebbe limitarsi al Fespaco, ma provare a organizzare qualcosa che stia prima e dopo questo evento. In Burkina, per esempio, stiamo cercando di portare il cinema nei villaggi. Con operazioni a basso costo – uno schermo e poco più – che però consentono di portare questi prodotti così immediati e così impattanti dove non arriverebbero.
Vita: Ci riuscite?
Sankara: Ci stiamo provando. Per ora si tratta di esperienze limitate a pochi casi in luoghi ancora vicini alla capitale. Ma qualcosa si sta muovendo.
Di Emanuela Citterio e Danielle Sassoon
Ong, chi punta sulla cultura
Arcs – Arci cultura e sviluppo. A El Ayoun, nel Saharawi, ha attivato un progetto che punta al riscatto culturale dei giovani dei campi profughi attraverso il cinema.
www.arci.it
Coe – Centro orientamento educativo. Organizza dal 91 il Festival del cinema africano in Italia.
www.coeweb.org
Cospe – Cooperazione per lo sviluppo dei paesi emergenti. In Senegal sostiene compagnie teatrali e organizza laboratori di formazione e produzione teatrale. Invita artisti senegalesi in Italia.
www.cospe.org
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