Famiglia

Il Figlio, il film che Moretti non girerà mai

Recensione del film "Il figlio" dei fratelli Dardenne.

di Giuseppe Frangi

Non è un film comodo, non è un film che faccia concessioni, è quasi un film muto: ma questo Il figlio, dei fratelli Dardenne è un film che davvero non si dovrebbe perdere. Immerso in un Belgio irrespirabile, girato con una camera a spalla che sta sempre addosso ai personaggi, tallonandoli proprio come la vita, Il figlio è una storia che rievoca quella di Moretti: un padre, falegname rieducatore presso un istituto, accetta tra i suoi allievi colui che, anni prima, gli aveva ucciso il figlio. Lui, Olivier Gourmet (premiato a Cannes con la Palma d?oro come migliore attore) sa tutto. Il ragazzo (una faccia indimenticabile, fragile e inscalfibile), invece, non sa chi sia in realtà il suo tutor. Tutto il film è un inseguimento, a tratti psicologicamente feroce, dove però la preda non sa di essere tale. La camera si muove quasi sempre dietro la nuca di Olivier: gli spostamenti del suo sguardo comunicano gli sbalzi di coscienza che lo inquietano, che lo rendono quasi non più padrone delle sue azioni. A ogni sobbalzo dell?auto su cui viaggiano, a ogni vorticare della grande sega, sembra che la vendetta, muta, sia lì lì per consumarsi con il ragazzo nel ruolo di agnello inconsapevole. Ma il sacrificio, che è sempre sulla soglia, non si compie. Alla fine, senza un filo di retorica, il ragazzo diventa anzi il nuovo figlio. (In sintesi: stavolta del figlio non resta solo la stanza, ricettacolo di tutte le nevrosi di Moretti, padre mancato. Onore ai fratelli Dardenne).

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