Formazione

Tv e automobile: uno shock

Rivedere la Tv e salire in automobile: sono stati un vero e proprio shock dopo un anno vissuto nel ghiaccio e nel silenzio di un deserto bianco e sterminato

di Carmen Morrone

Parola del medico Roberto Dicasillati, dell’ospedale San Paolo di Milano, e del chimico Emanuele Salvietti, dell’universita’ di Firenze, primi italiani ad avere trascorso l’inverno in Antartide e adesso tornati in Italia, dove stanno partecipando ad una serie di conferenze organizzate nell’ambito della Settimana della cultura scientifica. Dicasillati e Salvietti hanno lavorato nella base italo-francese Concordia, sul plateau, per un anno interno, insieme a 11 francesi tra ricercatori e logistici. Sono appena rientrati in Italia con i ricercatori della XXI spedizione del Programma nazionale di ricerche in Antartide (PNRA) e, dopo essere stati ricevuti dal viceministro per la Ricerca Guido Possa, hanno salutato in una teleconferenza organizzata presso l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (INGV) i quattro colleghi (fra i quali una donna) che li hanno sostituiti a Concordia e che hanno appena cominciato il lungo periodo di isolamento che finira’ soltanto nel prossimo novembre. ”Il rientro in Italia e’ stato molto naturale sotto tutti i punti di vista, ma la televisione e’ stato un vero shock”, ha detto il chimico Emanuele Salvietti, chimico dell’universita’ di Firenze e il piu’ giovane della base, con i suoi 27 anni. Certamente non e’ stato facile lasciarsi alle spalle il silenzio delle lunghe camminate nel ghiaccio che affrontava ogni giorno per raccogliere campioni. La prima sorpresa piacevole del rientro e’ stata invece, per Salvietti, il profumo delle rose del giardino botanico della cittadina neozelandese di Christchurch, dove atterrano gli aerei di ritorno dall’Antartide. Per Dicasillati la prima difficolta’ e’ stato riabituarsi al traffico: ”non ho guidato l’auto per una settimana”, ha detto. Ma tutto sommato il rientro e’ stato graduale e piacevole ”ho avuto la grande fortuna di avere la mia famiglia che mi aspettava in Australia e con mia moglie e mia figlia ho trascorso il Capodanno sulla barriera corallina. E poi – ha aggiunto – la mia bambina, 8 anni, mi ha riconosciuto subito”. Ma un po’ di amaro c’e’ stato: ”tornare da un’esperienza non riconosciuta istituzionalmente, almeno per un medico, non e’ stato facilissimo. Ci si sente quasi penalizzati per questo”.


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