Volontariato

Belice: smontate le ultime baracche

Le ultime 10 famiglie andarono via dalle baracche di Santa Margherita Belice tre anni fa, lasciandosi dietro il dolore e i ricordi di una vita trascorsa tra lamiere ed eternit, il materiale che contie

di Redazione

Oggi, a distanza di 38 anni dal terremoto del decimo grado Mercalli che mise in ginocchio la Valle del Belice causando 370 morti, un migliaio di feriti e 70 mila senza casa, le ruspe hanno cominciato a demolire le baracche ancora in piedi simbolo della tragedia di migliaia di siciliani e di uno Stato che spesso e’ intervenuto in ritardo. A sovrintendere i lavori di smantellamento delle strutture e di riqualificazione delle aree, per un costo di circa 7 milioni di euro, sara’ il Dipartimento della Protezione civile della Regione siciliana. Gli interventi riguarderanno i comuni di Santa Margherita, Menfi, Vita e Partanna, dove saranno demolite circa 250 baracche, mentre nei comuni di Poggioreale e Salaparuta si procedera’ alla bonifica delle aree. Alcune di queste baracche hanno le pareti e i tetti in eternit, tant’e’ che a Santa Margherita l’Ausl di Sciacca ha avviato un’indagine sui casi di tumore o malattie polmonari causate negli anni dalle polveri d’amianto. ”L’analisi e’ in corso – dice il sindaco Giorgio Mangiaracina – ma i primi dati indicano che il tasso di malati di cancro nel nostro territorio e’ piu’ elevato rispetto ad altre aree della Sicilia”. Nella zona della baraccopoli di Santa Margherita, dove rimangono da demolire 110 strutture su circa otto ettari (113 a Menfi, 21 a Vita), dopo la bonifica saranno costruiti 27 alloggi popolari con relative opere di urbanizzazione. Il materiale di risulta sara’ depositato in un’area di stoccaggio e poi sara’ trasferito in una apposita discarica d’amianto in Germania. ”Stiamo mantenendo gli impegni che avevamo assunto in favore della riqualificazione del Belice”, ha detto l’assessore regionale alla Presidenza Michele Cimino, che ha partecipato alla consegna dei lavori insieme con il governatore Salvatore Cuffaro. Rimangono pero’ impresse nelle mente le immagini della centinaia di famiglie che fino agli anni Novanta vissero in condizioni di estremo degrado nelle baraccopoli. ”Ricordo quel periodo con una tristezza infinita”, dice l’ex senatore del Pci e sindaco di Gibellina, comune simbolo di rinascita della zona, per 25 anni, Ludovico Corrao, che cita Sciascia: ”Descrivendo le baraccopoli parlo’ di veri e propri ‘lager”’. ”D’inverno era come vivere in un frigorifero, con i bambini affetti dai reumatismi per via del freddo e dell’umidita’ – racconta Corrao – D’estate si trasformavano in forni crematori, ogni tanto qualche baracca si incendiava e allora cominciava il braccio di ferro con lo Stato per costruirne una nuova”. ”Tra una baracca e l’altra – ricorda Corrao – si sentivano i respiri delle persone, si udivano le lacrime dei bambini che spesso giocavano nel fango. Demolire le baracche oggi significa abbattere un simbolo, ma cio’ non assolve uno Stato che per troppo tempo e’ stato assente, lasciando soli migliaia di cittadini. Lo Stato non ha vinto, ha perso”.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA