Economia

Componentistica auto, pesano i rischi legati alla delocalizzazione

Il settore della componentistica per auto è in una fase di ristrutturazione che vede il trasferimento della produzione sempre più verso paesi emergenti.

di Cristina Daverio

Il settore della componentistica per auto è in una fase di ristrutturazione che vede il trasferimento della produzione sempre più verso paesi emergenti. Se questa strategia di contenimento dei costi piace molto ai mercati, il suo impatto sociale desta qualche preoccupazione. Le variabili in gioco riguardano, infatti, la gestione della delocalizzazione; le relazioni con i sindacati; le condizioni di lavoro garantite dalle imprese nei paesi dove la normativa nazionale non tutela i diritti di base. Le cinque multinazionali scelte si sono dotate di politiche per la tutela di alcuni dei diritti sanciti dall?Ilo, principalmente le pari opportunità; solo Johnson Controls e Pirelli dimostrano un impegno più strutturato che comprende anche la tutela dei diritti umani. Le stesse due società dichiarano, inoltre, di chiedere ai fornitori il rispetto di criteri di responsabilità sociale, così come Michelin. Poca chiarezza, da parte di tutte e tre, sui sistemi di verifica. A proposito di relazioni sindacali, Bridgestone e Continental sono coinvolte in controversie rilevanti. Bridgestone è stata denunciata, nel novembre 2005, dal sindacato Usa Ilrf – International Labor Rights Fund per le condizioni di schiavitù in cui lavorano i 6mila dipendenti di una piantagione di caucciù in Liberia. Scontri tra i sindacati e la Continental hanno accompagnato la chiusura di una linea di produzione nello stabilimento tedesco di Hannover, mentre in Messico l?attrito con il sindacato Snrte in merito alle sorti dell?impianto di El Salto ha avuto inaspettati esiti positivi, tali da far guadagnare al sindacato stesso e alle ong tedesche che lo hanno accompagnato nella battaglia, un premio in positivo durante il Public Eye Awards 2006, famoso evento di premiazione delle imprese più irresponsabili dell?anno. Bridgestone (JP) La multinazionale nippo-americana deriva circa l?80% del proprio fatturato dalla produzione e commercializzazione di pneumatici a livello mondiale. L?azienda che annovera tra i propri clienti la Ferrari, ha localizzato le proprie unità produttive in molto paesi emergenti, principalmente in Sudamerica e Asia. Bridgestone si impegna alla tutela delle diversità ma manca di una politica per la tutela dei diritti umani e sindacali, utile a fissare parametri di riferimento nella gestione del personale in paesi che assicurano, per legge, tutele minime o nulle in questo campo. Un?importante controversia, sostenuta da diverse organizzazioni a livello internazionale, riguarda le precarie condizioni di lavoro nelle piantagioni di caucciù della Firestone Plantation in Liberia. Nel novembre 2005, il sindacato statunitense Ilrf ha ufficialmente denunciato alla Corte di giustizia della California le condizioni di schiavitù in cui lavorano i 6mila dipendenti delle piantagioni, compresi alcuni minorenni. Tutela dei diritti dei lavoratori– voto: 4 Selezione dei fornitori– voto: 3 Controversie sindacali– voto: -1 Continental (D) L?azienda tedesca produce pneumatici e componentistica per l?industria automobilistica. Continental, in un?ottica di riduzione dei costi, sta trasferendo gli impianti produttivi nei paesi emergenti. Per tagliare i costi, l?azienda ha deciso la chiusura di una linea di produzione presso l?impianto di Hannover. Continental ha definito le linee guida di responsabilità sociale in cui fa riferimento alla tutela di sicurezza e pari opportunità. Nessun impegno sui restanti diritti previsti dall?Ilo. In Messico, nel 2001, la Continental si è scontrata con il sindacato Snrte sulla decisione di chiudere l?impianto di El Salto, a seguito del rifiuto, da parte del sindacato, di attivare misure per incrementare la produttività dell?impianto. La vicenda ha avuto un esito positivo per i mille lavoratori che, rappresentati dal sindacato e con l?appoggio di due ong tedesche, hanno ottenuto adeguate compensazioni e la proprietà di metà della fabbrica. Tutela dei diritti dei lavoratori– voto: 4 Selezione dei fornitori– voto: 3 Controversie sindacali– voto: -1 Michelin (FR) Anche la multinazionale francese dei pneumatici ha delocalizzato la produzione (in Russia, India, Cina, Thailandia e Brasile). Secondo stime di Merrill Lynch, i dipendenti di Michelin nei paesi emergenti saliranno dall?attuale 28% al 44% del 2010. La multinazionale ha nominato un comitato aziendale europeo, per condividere aspetti legati alla situazione economica e del lavoro nei diversi paesi. Michelin ha una politica per le pari opportunità ed esprime un generico impegno a garantire la libertà di associazione. Un comitato è dedicato a curare interventi volti a valorizzare le differenze tra il personale, incrementarne l?internazionalizzazione ed eliminare discriminazioni nella crescita professionale. Nel proprio rapporto di sostenibilità, Michelin dichiara di garantire nelle proprie piantagioni di caucciù gli standard di lavoro definiti dall?Ilo. Ai fornitori, l?azienda chiede il rispetto dei diritti fondamentali dei lavoratori. Non si evidenziano controversie. Tutela dei diritti dei lavoratori– voto: 5 Selezione dei fornitori– voto: 6 Controversie sindacali– voto: 0 Johnson Controls (USA) La multinazionale produce strumenti e componenti per autoveicoli. Fuori da Europa e Usa l?azienda ha situato le proprie unità produttive in alcuni paesi asiatici, sudamericani e in Sudafrica. Si è dotata di una politica in cui dichiara il proprio impegno alla tutela dei diritti umani, libertà di associazione, salute e sicurezza. JC ha avviato l?implementazione di sistemi di gestione per la salute e sicurezza, certificati OHSAS18001. Iniziative sono state previste per incrementare il personale femminile e le minoranze etniche. L?azienda ha una politica di selezione dei fornitori in cui si richiede l?adesione al codice etico e il rispetto dei diritti fondamentali dei lavoratori. I controlli non sempre tengono conto di questi aspetti. In Sudafrica, la società collabora con l?Automotive Industry Development Centre per mettere a punto interventi volti ad assistere il personale locale e le intere comunità nella lotta contro l?Aids. Non si evidenziano controversie rilevanti. Tutela dei diritti dei lavoratori– voto: 8 Selezione dei fornitori– voto: 6 Controversie sindacali– voto: 0 Pirelli (IT) Il settore pneumatici dell?azienda italiana opera attraverso 22 stabilimenti localizzati, al di fuori dell?Europa, in: Argentina, Brasile, Egitto, Usa e Venezuela. Recentemente sono stati aperti stabilimenti in Romania e Cina. Pirelli ha adottato una politica per la salute, la sicurezza sul lavoro, l?ambiente e la responsabilità sociale, nella quale si impegna a tutelare i diritti dei propri dipendenti e ad adottare procedure per una selezione dei fornitori che tenga conto degli aspetti di responsabilità sociale. Pirelli ha nominato un comitato aziendale europeo, sede in cui affrontare le problematiche relative ai lavoratori in Europa. Progetto Donna è un piano che mira a garantire la crescita professionale del personale femminile e, in generale, sensibilizzare sul tema della diversità. Non si evidenziano criticità rilevanti per quanto concerne le relazioni sindacali. Alcuni attriti, nati negli anni 2003 – 2004 in relazione all?impianto di Figline-Valdarno, sono stati risolti con un?intesa soddisfacente per entrambe le parti. Tutela dei diritti dei lavoratori– voto: 6 Selezione dei fornitori– voto: 6 Controversie sindacali– voto: 0


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA