Sostenibilità

Superlavoro per gli ecocustodi

Sorvegliano le aree protette, accertano i maltrattamenti sugli animali e gli episodi di bracconaggio. Altro che “forestali”...

di Elisa Cozzarini

Un?aquila reale abbattuta in Lombardia, due poiane impallinate in Calabria nel giro di poche ore, prese in cura dal WWF e trasferite al Centro di recupero animali selvatici della provincia di Catanzaro. In Sardegna nella sola provincia di Cagliari ogni anno vengono uccisi dai bracconieri 600mila uccelli selvatici protetti. La realtà sarda è una delle emergenze più rilevanti in Italia, anche perché l?uccellagione rappresenta, in alcune zone, una fonte di sostentamento per la popolazione: a metà gennaio, nel basso Sulcis, i volontari della Lipu hanno rimosso oltre 14mila trappole usate per la cattura illegale di tordi e pettirossi e 91 reti lunghe 400 metri.

Sanzioni inadeguate

D?altra parte l?uccellagione è punita ancora come una semplice contravvenzione. In Italia, infatti, i reati ambientali non sono considerati al rango di delitti, come invece è indicato dalla decisione quadro 2003/80 del Consiglio d?Europa, il cui obiettivo è instaurare una concreta cooperazione tra gli Stati dell?Ue per un?efficace lotta contro i reati gravi a danno del patrimonio ambientale. «Le sanzioni», spiega Nevio Savini, dell?Ufficio per la biodiversità del Corpo forestale dello Stato di Pescara, «in alcuni casi potrebbero non risultare adeguate. Uccidere un animale in un?area protetta è sempre una colpa, ma se la vittima è un esemplare di una specie minacciata di estinzione, il danno è decisamente maggiore perché si mette in pericolo la conservazione».

In prima linea

Il Cfs – Corpo forestale dello Stato, che nelle scorse settimane ha festeggiato i 184 anni dalla fondazione, sorveglia 130 aree protette per una superficie totale di circa 90mila ettari, svolge compiti di polizia venatoria contro il bracconaggio, di controllo sulla pesca nelle acque interne, di contrasto all?inquinamento e allo smaltimento illecito di rifiuti. E dal 2004 si occupa anche della vigilanza sulla sicurezza agroalimentare.

Per far fronte all?aumento dei reati a danno dell?ambiente e degli animali, il Cfs si è organizzato e diversificato. È nato l?Ufficio reati contro gli animali, che accerta i reati di maltrattamento e abbandono ai sensi della legge 189/2004, un Nucleo operativo antibracconaggio, per la difesa della fauna selvatica, che svolge attività di prevenzione e investigazione.

Nel 2005, su 874.943 controlli effettuati, 135.851 hanno riguardato la tutela della fauna. I reati accertati sono stati 1.220, di cui 906 ai danni della fauna selvatica autoctona (caccia, antibracconaggio, controllo dell?imbalsamazione) e 121 per maltrattamento di animali. Le violazioni della Convenzione di Washington per la regolamentazione del commercio internazionale delle specie in via di estinzione (Cites) sono state 86. Per quanto riguarda la flora, si sono accertati 15 reati su 13.233 controlli Cites.

Un lavoro instancabile, che riscuote il plauso del WWF: «Ci auguriamo», dice il segretario generale Michele Candotti, «che l?organico del Cfs venga rafforzato per presidiare il territorio e che si crei una vera e propria struttura di ?intelligence? che sappia adeguatamente contrastare i reati ambientali, sempre più sofisticati».

Emozione e conoscenza

Gli uffici territoriali per la biodiversità del Corpo forestale dello Stato, trenta in Italia, si occupano dell?amministrazione, tutela e salvaguardia delle riserve naturali e coordinamento delle attività di ricerca sulla biodiversità.

Dall?Ufficio di Pescara, per esempio, dipende il centro educativo-ambientale di Popoli-Monte Corvo, famoso per l?attività di tutela del lupo italico, tra il Parco nazionale della Majella e quello del Gran Sasso-Laga. «Da vent?anni», racconta Savini, «lavoriamo alla salvaguardia del lupo. A fine anni 80 c?è stato l?avvio del progetto Banca Genetica, in collaborazione con l?università di Roma. In quel momento la specie era fortemente a rischio. Poi si è usciti dall?emergenza grazie alle nuove politiche di gestione del territorio, un?aumentata sensibilità ecologica e la legge 157/1992 sulla caccia».

«Recuperiamo gli animali feriti e, se possibile, li restituiamo alla vita selvatica, gestiamo la colonia in cattività in rete con altre strutture in Italia e in Europa», continua Savini. È forte l?impegno all?educazione ambientale, e cioè alla prevenzione. «Le attività didattiche si svolgono soprattutto nel Centro Lupo di Popoli, aperto a tutti i visitatori. Nella sala degli ululati si può ascoltare il lupo e lo si può anche vedere, grazie al monitoraggio a distanza con una telecamera. Il coinvolgimento dei sensi stimola a saperne di più. Emozioni e sensazioni sono il preludio alla conoscenza e quindi alla tutela di questa specie».


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