Volontariato

Kapuscinki: altro che Indiana Jones

"Me l'ero immaginato come Indiana Jones, e invece...". Da Repubblica di oggi

di Sara De Carli

“Al primo incontro con lui, nel gennaio 1999, all’aeroporto di Zurigo, credetti di aver sbagliato persona. Dopo aver letto i suoi reportage, me l’ero immaginato forte come Indiana Jones. E così quando vidi sbucare un omino agitato, dal passo sbilenco e lo sguardo indifeso controllai la foto sul retro di copertina del libro che avevo con me. Non poteva essere quello. Invece era lui”. Parte così il ricoedo di Ryszard Kapuscinski firmato da Paolo Rumiz su Repubblica. Un reporter che ricorda un reporter.
“Diavolo di un uomo, dove starà la sua forza?”, si chiedeva Rumiz. La risposta nei frequenti grazie che Kapuscinski diceva alle hostess sul volo da Zurigo a Milano: «La nostra professione dipende da altri. Se nonm hai rispetto per gli altri ti si chiudono tutte le porte».
L’anno scorso, a novembre, sull’altopiano di Renon, sopra Bolzano, Rumiz lo accompagna a visitare la casa di Malinowski e a un incontro con un gruppo di ragazzi, che oggi forse intuiranno di più il peso dell’esperienza che hanno vissuto. Kapuscinski disse: «Mi telefonano in tanti per chiedermi interviste. Io chiedo: “Su che cosa?”. E loro mi dicono: ?qualsiasi cosa”. Ecco, allora mi arrabbio. Io non sono un animale esotico, non voglio essere dato in pasto alla gente. Il pubblico ha diritto di essere informato, e io sono al servizio della gente».


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA