Economia
Stefanini, la mia Unipol
«Noi siamo il nuovo in un paese troppo pigro». In anteprima l'intervista di Etica&Finanza al nuovo numero uno di Unipol, in edicola da domani con VITA Magazine
Arrivando a Bologna, in via Stalingrado 45, il palazzone nero sede centrale di Unipol assicurazioni non desta, di primo acchito, una buona impressione. Tutto appare impersonale, addirittura virtuale, tante sono state le volte in questi mesi che in televisione, per le ben note vicende, ne sono state mandate in onda le immagini. Ma è un?impressione che dura poco. Qui di sostanza, di idee, di passioni civili, ce ne sono. Eccome. Lo si capisce subito, sin dalle prime battute scambiate con il presidente Pierluigi Stefanini, da meno di due mesi al vertice della compagnia dopo le tumultuose dimissioni di Giovanni Consorte. Nonostante l?arco di tempo decisamente contenuto, Stefanini infatti è già riuscito a mettere a segno il non facile colpo di uscire elegantemente e (fruttuosamente) dalla fallita opa sulla Bnl. E a dare la carica a tutti per ricominciare a guardare avanti. Come spiega in questa lunga intervista rilasciata a Etica&Finanza.
E&F: Presidente, che tipo di società ha trovato?
Pierluigi Stefanini: Una società solida, affidabile, che ha un rapporto molto stretto con milioni di clienti e che ha saputo in questi anni crescere e svilupparsi costantemente.
E&F: Un slogan pubblicitario di Unipol dice: «I vostri valori sono i nostri valori». Quali sono oggi questi valori?
Stefanini: Fondamentalmente sempre gli stessi, che ricondurrei a due questioni cruciali. Innanzitutto, bisogna ricordare che Unipol nacque a metà degli anni 60 su impulso delle cooperative di Bologna con lo scopo di tutelare, aiutare, salvaguardare i lavoratori e, più in generale, i cittadini sul fronte assicurativo, per offrire loro un servizio conveniente e utile. Comincia da qui il percorso per poi estendersi man mano ai risparmiatori e alle piccole e medie imprese. Unipol, quindi, è una compagnia che nasce da basi valoriali già molto forti. Un secondo aspetto, legato anche all?attualità, è una forte vocazione dell?azienda a crescere e svilupparsi. In un panorama economico poco propenso al rischio, a svilupparsi e a creare ricchezza e lavoro, Unipol, coerentemente ai valori cooperativi, cerca di muoversi nella direzione inversa. Questo è un valore, non una strategia, è quindi un modo di essere, di stare sul mercato.
E&F: Pierluigi Bersani sostiene che il caso Unipol ha fornito un?importante occasione per avviare una riflessione ad ampio raggio su come anche il mondo cooperativo debba utilizzare strumenti finanziari sofisticati. Condivide?
Stefanini: Io penso che già oggi l?esperienza economica, sociale, imprenditoriale del mondo cooperativo e, quindi, anche di Unipol, sia un?esperienza che ha permesso di realizzare un?importante azione di democrazia economica. Il fatto che noi come Unipol rappresentiamo migliaia di soci, di lavoratori, di consumatori, di migliaia di piccole e medie imprese costituisce già, di per sé, un fattore che contribuisce ad avere un assetto democraticamente definito che permette a una pluralità di forze e di soggetti di stare sul mercato anche finanziario e non solo su quello economico-imprenditoriale. Naturalmente si tratta di affinare, perfezionare questa presenza. Ma certo non siamo all?anno zero.
E&F: Alla luce di quanto accaduto di recente in Francia, ritiene che se Unipol avesse avuto al fianco il ?sistema paese?, l?opa su Bnl non sarebbe fallita?
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