Famiglia

La legge quadro ha troppi spigoli

Tutti d’accordo: serve un’armonizzazione. Ma su come arrivarci i pareri divergono...

di Redazione

Una legge quadro per il terzo settore. Dopo anni di provvedimenti spot è venuto il momento di armonizzare la normativa che riguarda il non profit? L?idea è stata lanciata dalle Acli e dal senatore Luigi Bobba. Ed ha catalizzato la discussione, com?era naturale, al convegno che ha chiuso la mattinata organizzata dai Centri di servizio per presentare il loro report annuale. Il partito dei contrari era capeggiato da Carlo Borzaga, docente di Economia a Trento, massimo esperto di cooperazione e impresa sociale. Il suo giudizio è tranchant: «È un?idea sbagliata e pericolosa, che rischia di schiacciare la complessità di questo mondo in un?unica dimensione. Il problema è solo quello di rivedere e armonizzare le norme, specie quelle di natura fiscale. Bisogna invece rispettare meglio la 266, facendo più e meglio formazione alla solidarietà e rivalutare l?immagine del volontariato». Per esempio? «Perché per esempio l?Agenzia delle onlus non ha mai stabilito delle regole per chi va in tv a fare raccolta fondi?».

Contrario anche Mimmo Lucà, diessino: «C?è un problema di riordino e armonizzazione della normativa, specie dal lato fiscale e qualche modifica nel codice civile da fare? Bene, facciamola, ma senza sconvolgere nuovamente il quadro e con un?azione integrata tra Parlamento e governo, peraltro sempre più difficile a causa dello spacchettamento dei ministeri, ben quattro, che si occupano di sociale». Secondo Lucà l?obiettivo deve essere quello di una verifica e di un rilancio della 328.

Nel dibattito si è inserito anche il ministro Paolo Ferrero. Che come premessa ha voluto rimarcare la forza e la vitalità del volontariato, in particolare quello di comunità, forza e vitalità decisive e strategiche per combattere la disgregazione sociale. «Certo, c?è una necessità di rivedere il quadro legislativo attuale», ammette Ferrero. «È un quadro rispetto a cui s?impone una correzione e un?armonizzazione delle norme, ma soprattutto bisogna riaprire una discussione collettiva sul terzo settore perché, dopo la vivacità degli anni 90, questa si è decisamente congelata».

L?obiettivo, secondo il ministro, è la costruzione di un testo di legge unico che raccolga in forma armonica le questioni più rilevanti sul campo ma solo dopo un?ampia discussione pubblica sui suoi nodi centrali. «L?armonizzazione», spiega Ferrero, «dovrà essere partecipata e discussa, dal momento che non esiste un ammodernamento utile in assoluto e che, in ogni caso, questa discussione va salvaguardata dal prevalere delle logiche degli interessi e dalla difesa del particolare».

I nodi del dibattito pubblico sul riassetto del settore dovrebbero vertere, per Ferrero, su tre punti: 1) distinzione del ruolo del volontariato puro e di quello di lavoro scarsamente retribuito, che dequalifica lo stesso volontariato; 2) il problema che lo Stato ha troppo spesso costretto il volontariato a supplire alle carenze del welfare, come nel caso degli appalti; 3) la necessità di affrontare la questione del ricambio generazionale.

Insomma, il dibattito è aperto. E la Conferenza nazionale del volontariato, che si terrà il 13-15 aprile a Napoli, dovrebbe segnare la vera svolta nella discussione.

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.