Cultura

Fiorello clochard non piace alla FIOpsd

La federazione italiana organismi persone senza dimora prende posizione sull'ultimo spot della Wind con Fiorello e Mike Bongiorno: sense of humor irrispettoso di chi in strada ci finisce non per scel

di Antonietta Nembri

“Ma che bella idea! In questo mondo massmediatico popolato da belli, ricchi e famosi, finalmente hanno spazio e visibilità anche dei clochard. Una scelta pubblicitaria davvero coraggiosa, che neanche il miglior Olivero Toscani! I clochard sono quelle persone che per strada non si presentano granché bene, sono piuttosto sgradevoli, spesso puzzano, ingombrano marciapiedi e sottopassaggi con i loro pacchi di roba raccolta qua e là frugando nell?immondizia. E ora, grazie allo sponsor di una nota compagnia telefonica, possono finalmente avere un loro spazio di visibilità non solo sui giornali ma, udite udite, in televisione e neppure a notte fonda!”, sono le prime parole di un comunicato diffuso dalla Fiopsd che propone una riflessione sullo spot che sta apparendo in questi giorni sulle televisioni e che ha come testimonial Fiorello e Mike Bongiorno. I due per l?occasione vestono i panni (finto-stracciati e sporchi) dei clochard in uno spot che sta passando agli italiani questa ?bella? immagine del barbone; proprio quel tipo di immagine stereotipata contro la quale da anni migliaia di persone cercano di battersi, perché menzognera e irrispettosa della verità del dolore delle persone senza dimora. “Davvero un?ottima scelta pubblicitaria, soprattutto per la sensibilità dimostrata per chi in strada ci finisce davvero, per chi lo fa non ?per scelta? o per aver sbagliato compagnia telefonica, né, tanto meno, perché pagato per far fare più profitti a un?azienda. Ci si dirà” prosegue il comunicato “che non abbiamo senso di umorismo. Beh, se avere sense of humor significa, in nome del profitto, prendersi la libertà di sbeffeggiare la sofferenza, il disagio, l?emarginazione, strumentalizzando il tutto nel gran tritacarne mediatico, dove il fine giustifica i mezzi (anche quelli più meschini), allora non ne siamo per nulla dotati né vogliamo esserlo”. La federazione che riunisce quanti si occupano dei senza fissa dimora rivendica la possibilità di non ridere dello spot: “Crediamo di essere decisamente più seri continuando a farci portavoce di tante realtà che ogni giorno incontrano i volti e le storie del disagio, vi si relazionano davvero e cercano di cambiare insieme a loro. Quelle marginali sono storie di vite difficili e scomode, ma sempre più frequentemente sono così prossime alla ?normalità? (è così facile oggi scivolare dal benessere al disagio e anche più giù, fino all?emarginazione più estrema), che di tutto hanno bisogno tranne che di pubblicità becera o di umorismo di bassa lega. Non crediamo sia un?immagine di povertà da macchietta ciò che può far bene alla società e agli utili di un?azienda che nella diffusione sociale ha la sua forza principale”. La conclusione è un invito alla compagnia telefonica: “Speriamo che Wind se ne accorga e ci ripensi, prima che qualcuno, oltre a noi, si arrabbi sul serio. In fondo anche i poveri hanno il telefonino?..”


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