Non profit

Anche alla biblioteca serve un fund raiser

Tesi. Il lavoro di Fausto Fiasconaro. Molte strutture ricorrono a finanziamenti privati per migliorare o innovare i servizi. Tre esperienze innovative sotto la lente

di Carmen Morrone

Anche le biblioteche si danno alla raccolta fondi. Fund raising, presupposti teorici ed esperienze pratiche di raccolta fondi in ambito biblioteconomico è il titolo della tesi di Fausto Fiasconaro, 26 anni, fresco dottore in Conservazione dei beni culturali all?università della Tuscia di Viterbo. Un lavoro (seguito dal professor Giovanni Solvimene) che ha dato al neo laureato più di una soddisfazione: ha infatti ricevuto il premio Università impresa 2005 della Businnes innovation center del Lazio. Ora, dopo un periodo di vacanza, Fiasconaro ha ripreso a lavorare sui temi della tesi: «Sto realizzando alcuni articoli che verranno pubblicati su riviste specializzate – gli enti locali sono molto interessati – e per aggiornare i miei dati. Non nascondo che mi piacerebbe diventare fund raiser per le biblioteche». Studium: Raccolta fondi per le biblioteche: ma non hanno contributi pubblici? Fausto Fiasconaro: Sì, ma non sono sufficienti per garantire gli standard oppure per introdurre ulteriori servizi come il Bibliobus, prenotazioni online, digitalizzazione delle collezioni librarie, audio libri. Studium: Si tratta di un?esigenza attuale o di una possibilità futura? Fiasconaro: Il dibattito nel settore è ancora agli albori, la mentalità dominante è ancora quella di chiedere sovvenzioni statali. Tuttavia se ne comincia a parlare nei convegni in cui vengono anche presentate esperienze già in atto. L?impressione è che il fund raising sia una possibilità ancora sottovalutata, che forse sconta anche il minor appeal che ha la biblioteca rispetto al museo, che invece riceve finanziamenti dai privati. Studium: Nella sua tesi parla di tre biblioteche che fanno fund raising: Venezia, Vicenza e Roma. Perché ha scelto questi esempi? Fiasconaro: La Fondazione Querini Stampalia di Venezia è una struttura privata che però fa funzioni di biblioteca pubblica. Dal 1992 sta sperimentando strumenti per incrementare il portafoglio. Ha creato 15 tipi diversi di tessere e poi l?iniziativa Amici della Querini, rivolta espressamente alle aziende del Nord-Est. In questo caso le ditte che danno sovvenzioni ricevono benefit per i dipendenti come cene divulgative e visite guidate ai musei. La Querini poi affitta ad atenei e ad enti alcune sale per lo svolgimento di convegni. La Biblioteca Bertoliana di Vicenza nasce invece grazie alla donazione della famiglia Pigafetta e ultimamente ha ricevuto il contributo di 230mila euro dalla Cassa di risparmio di Vicenza per creare un catalogo online. Poi ho analizzato l?esperienza di un network di biblioteche. Si tratta dell?Istituzione biblioteche centri culturali di Roma, un consorzio di 32 biblioteche comunali. La peculiarità di questo terzo caso è che nello stesso atto costitutivo viene espressamente indicata la possibilità di usufruire di fondi privati per poter programmare nel corso degli anni l?incremento delle collezioni. In questa direzione va la partnership con Vodafone con la campagna Mi sento di leggere e Adotta una biblioteca rivolto alle sedi di quartiere. Studium: Quindi in queste biblioteche c?è un fund raiser? Fiasconaro: No, si avvalgono di consulenze esterne. Proprio la mia tesi ha sottolineato le possibilità lavorative che si aprono in questo campo, sia come consulenti sia come figure appartenenti all?organigramma delle biblioteche.


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