Formazione

Stampa e immigrati, dopo Erba serve un codice deontologico

La proposta arriva dall'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, che ha scritto ai direttori delle principali testate nazionali

di Redazione

L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, prendendo spunto dalla strage di Erba e dopo un’approfondita riflessione in seno all’Agenzia voluta dallo stesso Rappresentante per la Regione del Mediterraneo, Walter Irvine, ha lanciato oggi la proposta di elaborare, insieme ad altri soggetti competenti in materia, un codice deontologico per la stampa, mirato a tutelare immigrati e rifugiati. Un gruppo di lavoro composto da accademici, esperti di comunicazione e giornalisti redigerà un testo che, auspicabilmente con il contributo della Federazione Nazionale della Stampa Italiana e dell’Ordine Nazionale dei Giornalisti, potrà diventare una Carta di autoregolamentazione della stampa nelle materie dell’immigrazione e dell’asilo.

In una lettera aperta ai direttori delle maggiori testate giornalistiche nazionali l’Agenzia dell’Onu sottolinea come lo scellerato evento di Erba sia stato reso ancora più grave da ciò che ne è seguito “la caccia al tunisino, l’ostilità contro l’arabo e la pretesa che il male fosse estraneo alla comunità”. Inoltre, viene fatto presente nella lettera, “la frettolosa ricerca da parte della stampa di un colpevole, di un colpevole ‘perfetto’, quasi costruito in laboratorio, deve far riflettere e indurre la stessa stampa ad un’onesta e lucida autocritica che porti ad ammettere l’errore e ad evitare che si ripeta.” L’UNHCR auspica che i mezzi di informazione arrivino a “capitalizzare” sulla vicenda di Erba che rappresenta “una lezione per quanti si sono precipitati a colpo sicuro a puntare l’indice contro ‘arabo spietato'”.

Un altro punto messo in luce nella lettera è il linguaggio dei media italiani rispetto al fenomeno degli arrivi via mare. Un linguaggio “allarmistico e bellico, simile a quello usato nei conflitti, nelle contrapposizioni tra entità ostili”. “Le coste siciliane sono prese ‘d’assalto’, Lampedusa è ‘assediata’, la gestione dell’immigrazione è ‘lotta ai clandestini’. La situazione peggiora – viene posto in evidenza – quando si parla di immigrati arabi che vengono principalmente ritratti dalla stampa italiana in collegamento ad attività giudiziarie o nel contesto del terrorismo internazionale, come se, mutatis mutandis, gli italiani venissero prevalentemente rappresentati all’estero nei processi di mafia”.

Per quanto riguarda i rifugiati, la lettera pone l’accento sul fatto che “raramente i media fanno una differenziazione terminologica tra rifugiato, richiedente asilo, immigrato, clandestino, extracomunitario e profugo. Termini che spesso vengono usati come sinonimi, senza alcuna attenzione alla connotazione giuridica di ciascuna parola.” Nel ricordare che il rifugiato è una persona in pericolo che ha ottenuto protezione in Italia, nella lettera viene anche sottolineato che “l’esposizione mediatica di richiedenti asilo, rifugiati e beneficiari di protezione umanitaria, con tanto di nome cognome, foto o immagini di primo piano, senza apportare nessuna accortezza o precauzione, può essere molto pericolosa. Questo trattamento rende rintracciabile chi è fuggito da una persecuzione e espone anche i familiari rimasti a casa a possibili ritorsioni.”


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA