Cultura

Il sociale nei campi dà buoni frutti

A Viterbo parte un master in agricoltura etico-sociale. Le cooperative sociali agricole e le aziende che impiegano soggetti svantaggiati sono sempre di pi

di Francesco Agresti

Braccia rubate all?agricoltura, si diceva un tempo. Oggi, al massimo all?agricoltura si possono rubare solo ?menti? e nemmeno così facilmente viste le opportunità che il settore garantisce a chi ha una formazione adeguata. «Agronomo? Lavoro garantito». Così qualche anno fa titolava Il Sole-24 Ore riportando i risultati di una ricerca del Censis sulle prospettive occupazionali dei laureati in Scienze agrarie. Il titolo era forse un po? enfatico, ma nella sostanza corretto. Dopo gli ingegneri, i laureati in Scienze agrarie erano quelli che, dal conseguimento del titolo, impiegavano meno tempo per trovare un?occupazione. I segreti di tanto successo? «Erano e sono, ancora oggi, sostanzialmente tre», spiega Saverio Senni, direttore del master in Agricoltura etico-sociale all?università della Tuscia. «Il primo è il limitato numero dei laureati rispetto alla domanda, il secondo è dato dalla flessibilità che caratterizza la formazione di un corso in agraria. L?agronomo ha una formazione che gli permette di spaziare in diversi ambiti, dal forestale all?agricolo, dalla gestione paesaggistica all?integrazione turistica. Terzo, le politiche europee destinano ancora moltissimi fondi all?agricoltura. Circa il 40% della spesa comunitaria è indirizzata all?agricoltura, e per attingere a queste risorse l?imprenditore ha bisogno di figure professionali in grado di realizzare progetti. Tra il serio e il faceto, ne aggiungerei un quarto: l?agricoltura è un settore che produce cibo, bene di cui avremo sempre bisogno». Integrazione in campagna Oltre ai settori tradizionali se ne stanno affermando dei nuovi in grado di garantire buone opportunità occupazionali. Dopo la sbornia dell?agriturismo ora, sotto la spinta della necessità di trovare una nuova collocazione, sembra sia la volta del sociale. «Ed è proprio per intercettare la domanda di professionalità che sta gradualmente emergendo dalle cooperative sociali agricole e dalle imprese agricole che si stanno sottoscrivendo accordi con il servizio sanitario per l?integrazione di soggetti svantaggiati», spiega Senni, «e che l?anno scorso abbiamo avviato la prima edizione del master in Agricoltura etico-sociale, corso finora unico nel suo genere in Italia. L?agricoltura sociale, ovvero il lavoro in campagna per l?integrazione di soggetti svantaggiati, fino a pochi anni era un tema sommerso e ora sta invece lentamente emergendo, tant?è che alcuni dei nostri corsisti, nonostante non abbiano ancora terminato il corso, hanno già iniziato a lavorare». La forza del biologico Note incoraggianti vengono anche da un altro degli ambiti in cui l?Italia primeggia: quello dell?agricoltura biologica. Non solo il mercato nazionale ed europeo continuano a offrire interessanti prospettive, ma buone nuove giungono anche dalla crescente richiesta di profili e tecniche da parte dei paesi in via di sviluppo, su tutti India e Cina. «Sono due paesi dalle enormi potenzialità che hanno deciso di iniziare a investire in progetti di riconversione al biologico», racconta Maria Ludovica Gullino, professoressa di Difesa biologica e integrata dalle fitopatie all?università di Torino e direttore di Agrinnova, centro per l?innovazione in campo agro-ambientale dell?ateneo piemontese. Proprio a Pechino un pool di docenti europei (tra cui la stessa Gullino), sta mettendo a punto dei curricula per la formazione di tecnici specializzati in agricoltura biologica: «Da quelle parti le occasioni di lavoro non mancheranno di certo, in futuro». Bottiglie e marketing Altro evergreen dell?agricoltura italiana è il vino, un primato insidiato dalle bottiglie provenienti da Oltreoceano – Australia, California e Sudamerica-. I produttori italiani stanno pertanto correndo ai ripari investendo sulla qualità e il marketing. Ed è proprio per garantire la formazione di professionalità tecniche che sappiano anche valorizzare sul mercato i prodotti, che all?università Cattolica di Piacenza è stata da poco avviata la prima edizione del master in Enologia e sommellerie. «Un percorso formativo che nasce dalla ventennale esperienza del precedente corso in Enologia», spiega Angela Silva, docente dell?omonima disciplina alla facoltà di Agraria. «Dopo aver formato tecnici in grado di garantire un?ottima qualità dei vini, si avverte la necessità di figure che sappiano anche valorizzarne la specificità». Su 15 allievi, la metà è straniera, a conferma della bontà dell?intuizione della Cattolica.


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