Famiglia

Associazione per il bambino in ospedale

Grazie a una bambola o una macchinina anche il Pronto soccorso non fa più così paura ai piccoli malati

di Redazione

Associazione per il bambino in ospedale – Abio via Losanna, 44 20154 Milano tel. 02.33101751 fax 02.3310502 www.abio.org info@abio.org Fondata nel 1977 Presidente: Regina Sironi Marco, 5 anni, è ricoverato in ospedale: solo e annoiato sta aspettando la vista dei genitori. Come lui ci sono tanti altri piccoli pazienti che dell?ospedale avranno un brutto ricordo. Da qui l?idea di portare tra loro sorrisi, giochi, serenità. Venticinque anni fa nasceva l?Abio – Associazione per il bambino in ospedale, che oggi conta in tutt?Italia ben 3mila volontari che dedicano parte del loro tempo libero ai piccoli malati.«Le degenze sono traumatiche sia per le terapie, a volte dolorose, sia perché i bimbi vengono sradicati dal loro mondo», spiega Regina Sartori, segretario generale di Abio. «Poter giocare significa non perdere la dimensione di bambino». In questo periodo iniziano i corsi di formazione per chi vuole arricchire le fila dei volontari. «Nei nostri corsi», continua la Sartori, «oltre a dare informazioni su aspetti igienico-sanitari e comportamentali chiediamo di affinare lo spirito di osservazione per riconoscere i bisogni dei bambini». Abio ha allestito oltre 100 sale gioco, arredate in modo accogliente e ricche di materiale didattico e ricreativo. I volontari offrono aiuto anche ai genitori, informandoli su servizi e agevolazioni e assicurando una presenza amica accanto al figlio quando loro si assentano. «In questo momento stiamo sperimentando l?efficacia dell?intervento nei Pronto soccorso dove il bambino si sente ancora più spaesato e un?automobilina o una bambola possono ridurre l?angoscia», conclude Regina Sartori. «L?arrivo in ospedale a volte è improvviso, altre può essere preparato, ma in ogni caso il bambino deve sapere come funziona quel posto diverso da casa, per questo stiamo progettando incontri nelle scuole per sensibilizzare, bambini, genitori e insegnanti». Carmen Morrone


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