Non profit

Chi è il mio prossimo? Il vicino o il lontano?

Gentile direttore, i dubbi che ho li vorrei confidare a lei e magari offrirli ai sapienti e affezionati lettori per una disamina e forse anche un consiglio.

di Riccardo Bonacina

Gentile direttore, i dubbi che ho li vorrei confidare a lei e magari offrirli ai sapienti e affezionati lettori per una disamina e forse anche un consiglio. Tante volte negli anni scorsi ho offerto un po? del mio tempo libero in raccolte fondi per vari scopi benefici: la gioia che provavo era tanta e mi dava il coraggio e la determinatezza di chiedere, con grande sfacciataggine, anche qualcosa in più illustrando sapientemente le ragioni e gli obiettivi a cui queste erano destinate. Negli scorsi anni, quando mi preoccupavo dei bimbi poveri di Manila, ad esempio, qualcuno, più avaro (forse per non offrirmi il suo contributo) mi assicurava che anche nella città in cui vivo e in tanti luoghi abbandonati del nostro meridione si è circondati da problemi di disoccupazione, povertà e solitudine e, quindi, pure tanta gente che soffriva aveva diritto ad essere aiutata. Così, un po? per scelta, un po? per caso, mi sono immerso, specie nelle ultime occasioni, con l?aiuto degli stessi amici più intimi e più altruisti, a risollevare piccole e specifiche situazioni che ci riguardano forse più da vicino. In fin dei conti, ho creduto a quelle persone che la povertà la riconoscevano soprattutto all?interno delle nostre città, non credendo in quella lontana e, certamente, più grande ed emblematica. Pensavo di aver raggiunto anch?io una maturità nel campo della carità e, abbindolato, cercavo di ottenere maggiori consensi all?interno delle scelte e degli obiettivi che di volta in volta si presentavano. Ora credo di dover fare un pochino ?retro marcia? e – sono più che certo – m?impegnerò nuovamente e maggiormente per dare manforte a chi è veramente sfruttato, malnutrito e povero con la ?P? maiuscola! Certo, se il mondo fosse più giusto e ci fosse meno gara nell?accaparrare quanto più denaro possibile, non esisterebbe più alcun tipo di povertà. Credere che si può arrivare un giorno a tutto ciò deve essere, senz?altro, qualcosa su cui si deve poter scommettere!… E noi che ci reputiamo veri cristiani dovremmo essere in prima fila. Giuseppe Lacertosa, Foggia Caro Lacertosa, nel campo della carità, cioè dell?amore all?altro, non credo sia raggiungibile nessuna maturità. La partita si gioca ogni giorno con il proprio sguardo sul mondo, non ci sono classifiche né rispetto a quanto già si è fatto né rispetto ai bisogni che incontriamo. Come ci ha ricordato Benedetto XVI nell?enciclica: «Chiunque ha bisogno di me e io posso aiutarlo è il mio prossimo». Ogni giorno.


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