Welfare

Non valutate solo ciò che ci manca

La rivoluzione copernicana dell’Oms potrebbe riaprire il fronte assicurativo: il disabile non è solo portatori di svantaggi. Da valutare le capacità

di Franco Bomprezzi

C?è un mondo di persone con disabilità e di famiglie che ne condividono l?esistenza che viene considerato poco e male da un altro mondo, quello delle assicurazioni. Questo è un terreno delicato, dai molti risvolti di carattere tecnico e normativo, rispetto ai quali non ho alcuna competenza e che lascio agli esperti del settore. Il punto fondamentale è secondo me l?approccio culturalmente non corretto del pianeta assicurazioni. Scontiamo in Italia un atteggiamento sostanzialmente risarcitorio, nel senso che le persone disabili vengono vissute ancora, in burocrazia e previdenza, come persone invalide, e dunque quasi esclusivamente come portatrici di uno svantaggio, fisico, sensoriale o psichico. Una polizza di assicurazione, di qualunque tipo essa sia, tende per sua logica intrinseca a risarcire un danno previsto, restituendo una somma tale da riportare la persona alla sua integrità precedente. Qui diventa assai difficile intervenire. Scatta quasi sempre la diffidenza nei confronti del sistema di classificazione e di valutazione della disabilità, o meglio, dell?invalidità. Scontiamo, in Italia, il gravissimo ritardo nella revisione dei criteri di accertamento e di valutazione della disabilità, e questo proprio mentre sta prendendo forma la nuova, dirompente, cultura dell?Icf, ossia della classificazione funzionale proposta ed elaborata dall?Oms, l?organizzazione mondiale della sanità. Si sta pensando, ormai da tempo, alla valutazione delle capacità, delle abilità, delle relazioni umane, ambientali, sociali, culturali, lavorative, delle persone con disabilità, anzi, di tutte le persone. Non ciò che manca, ma ciò che esiste, anche solo potenzialmente. Il confine fra handicap e normalità diventa così assai più sottile. Si tratta di una rivoluzione copernicana che potrebbe riaprire anche il fronte delle assicurazioni. Ciò che serve a una persona disabile è avere uno strumento flessibile che garantisca la copertura di una gamma vasta di rischi, tanto più vasta quanto maggiore è la rete di relazioni che la persona riesce a stabilire nel corso della propria esistenza. Poco importa, a mio parere, la patologia di partenza, e perfino la sua gravità, se è vero che spesso persone apparentemente sanissime sono vittime improvvise di malattie devastanti o di incidenti assolutamente imprevedibili. In un certo senso una persona disabile, per esempio con sclerosi multipla, ha una piena consapevolezza della propria situazione fisica, e anche dei limiti che questo comporta, e dunque orienta il proprio stile di vita secondo criteri di appropriata prudenza e attenzione, sia nell?organizzazione della propria casa, sia nella scelta del veicolo, sia nel tipo di vacanze o di viaggi. È la persona nella sua interezza, e nei suoi interessi complessivi, che dovrebbe interessare l?assicuratore, assai più che la proposizione banale di sconti, o polizze mirate e di settore. Insomma, disabili come clienti ?normali?. Franco Bomprezzi


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