Non profit
I passeggini di Parigi…
A Milano le famiglie con 4 figli sono appena 1.952. Un soggetto sociale che oggi, in Italia, è massacrato e prosciugato. In anteprima l'editoriale da VITA Magazine in edicola
Un curioso censimento del Corriere ha attestato che a Milano le famiglie con 4 figli oggi sono 1.952. In tutto fanno meno di 12mila persone sul milione e tre del totale degli abitanti. Che cosa volete che contino? Perché dovrebbero avere voce in capitolo rispetto alle nuove e vecchie maggioranze? Il numero è solo un numero ad effetto ma rende bene l’idea: oggi in Italia c’è un soggetto sociale massacrato e prosciugato. Questo soggetto è la famiglia con figli a carico (e non necessariamente quattro?)
Fisco. Neppure la ricca e ingrigita Austria riesce a raggiungere i livelli di accanimento italiano verso il nucleo tipo, padre con coniuge e due figli a carico. A 50mila euro di reddito lordo, in Italia se ne pagano 13.217 di tasse. Che fanno il 26,43% dell’imponibile, con un alleggerimento di 8 euro grazie all’ultima Finanziaria… Il paragone con la Francia o la Germania è imbarazzante (qui la stessa famiglia pagherebbe rispettivamente il 5% e il 16% di tasse). Ma quel che più scandalizza è l’assurda asimmetria con i single, che in Italia pagano, con lo stesso reddito, il 3,57% in più. Francia e Germania tra single e nucleo tipo aprono una forbice superiore al 10%. Che cosa significa? Che essere single palesemente conviene: del resto a Milano sono ormai di gran lunga la maggioranza. L’associazione Famiglie numerose ha fatto un calcolo capillare ed è arrivata a dimostrare che le minor tasse per un figlio oscillano tra i 550 e gli 800 euro pro capite all’anno. Il che significa che questo figlio dovrebbe vivere con una quota tra l’1,51 e i 2,19 euro al giorno. Evidentemente l’immenso popolo dei 2 euro al giorno ha inaspettate propaggini anche in Italia?
Se i figli poi dovessero essere tre, ecco cosa può accadere: in Italia esiste uno strumento, applicato dal 1997, che valuta l’effettivo benessere del richiedente nel momento in cui si accede a dei servizi o a delle agevolazioni. Ebbene l’Isee, questo il nome (Indicatore di situazione economica equivalente), valuta la nascita del terzo figlio non come un costo ma come un risparmio. E quindi penalizza quel tipo di nucleo familiare.
Si può andare avanti ancora tanto in questa carrellata tra gli assurdi anacronismi della situazione italiana. Basterebbe prendere in considerazione le tariffe o analizzare l’irrazionalità un po’ perversa dell’Ici. Ma il punto importante è un altro. Ci si accapiglia sul destino delle coppie di fatto e si lascia in un cono d’ombra impenetrabile il destino (e i diritti) di una fetta di popolazione ben più ampia e soprattutto ben più implicata nel dare un futuro a questo Paese.
Il risultato è una sorta di diffusa tristezza, di fatalismo. A furia di scoraggiarla, la famiglia ha tirato i remi in barca. Quasi avesse rinunciato a combattere la sua battaglia. Il calo demografico, non fosse bilanciato dall’impatto straordinario degli immigrati (e c’è ancora li considera un problema e non una ricchezza!), avrebbe tassi da rapida estinzione. I cattolici stessi, invece di combattere tante battaglie etiche e di principio, dovrebbero capire come questa sia la questione chiave, dal punto di vista sociale e umano. È una questione molto concreta, in cui c’è in gioco concretamente la difesa della vita. Dove vita non è un’idea, ma è il volto di tanti figli a cui consegnare il domani. Non è un’impresa difficile e non occorrono crociate. Proprio pochi giorni fa la laicissima Francia ha festeggiato un record per noi assolutamente inimmaginabile: nel 2006 la media ha superato i due figli per donna, insidiando il record irlandese. Merito di un fisco equo e di tariffe ragionevoli. Sapeste com’è bella Parigi con tutti quei passeggini?
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