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Il G8 è anacronistico. La Lombardia lo dimostra

Roberto Formigoni interviene sulla provocazione di D’Alema: ormai le realtà non statuali hanno più peso degli Stati

di Paolo Manzo

Il G8? Non ha più ragioni di esistere. L?uscita di Massimo D?Alema, ministro degli Esteri di uno degli otto, nell?intervista pubblicata sull?ultimo numero di Vita, non è stata intercettata da un mondo no global forse troppo istituzionalizzato, ma ha invece suscitato la reazione di un esponente politico del fronte opposto. Roberto Formigoni, governatore della Lombardia, in realtà ha sempre seguito, in politica estera, una linea di smarcamento da quella della Casa delle Libertà, come nel caso della guerra in Iraq.

Vita: Per D?Alema il G8 non ha quasi più ragione di esistere. Lei è d?accordo?
Roberto Formigoni: Ricordiamoci che come il Consiglio di Sicurezza, i cui membri altro non sono che le potenze vincitrici della Seconda guerra mondiale, così anche il G8 altro non è altro che l?insieme delle potenze vincitrici della Guerra fredda, paradossalmente allargato all?erede principale dell?Urss, la potenza sconfitta. In tutti e due i casi siamo di fronte a cristallizzazioni di assetti complessivi delle relazioni internazionali che appartengono a stagioni ormai definitivamente concluse.

Vita: Quindi ci vogliono aggregazioni nuove?
Formigoni: Non credo però che la via maestra per uscire dalla crisi passi attraverso la costituzione di nuovi e diversi ?gruppi?. L?idea stessa di ?gruppo? presuppone che le relazioni internazionali siano ancora oggi un appannaggio esclusivo degli Stati, e che quindi un gruppo adeguato di Stati possa fare la differenza in tale campo.

Vita: E chi fa oggi la differenza?
Formigoni: Oggi si devono fare i conti con l?emergere sulla scena internazionale, sia in positivo che in negativo, di soggetti non statuali che sono spesso ben più forti degli Stati. In negativo penso a fenomeni come al-Qaeda, una realtà non statuale, priva di un proprio territorio e priva di un proprio arsenale. In positivo penso a grandi imprese transnazionali, a grandi ong pure transnazionali, a influenti organismi come il WWF o Greenpeace, a Internet, a catene televisive a diffusione planetaria e così via. Penso alla Chiesa che oggi più che mai è un??agenzia formativa? presente e operante a scala mondiale. A questo si aggiunge pure un certo numero di enti territoriali substatuali che, come è ad esempio il caso di alcune Regioni europee (ivi compresa la Lombardia), che sono caratterizzati da un obiettivo rilievo internazionale. Pensare che l?equilibrio internazionale possa fondarsi soltanto sugli Stati, sia pure raccolti in nuove o rinnovate aggregazioni, mi sembra stia diventando un po? anacronistico.

Vita: Tira acqua al mulino delle presenze regionali?
Formigoni: Ma i numeri ci danno ragione. Con oltre 90 Paesi rappresentati, il corpo consolare di Milano è, dopo quello di New York, il secondo più numeroso del mondo in una città non capitale. Molto spesso inoltre i consoli presenti a Milano hanno rango di ambasciatori. Nella scorsa legislatura siamo stati visitati da circa 200 delegazioni ufficiali straniere e abbiamo ricevuto o siamo stati ricevuti da 20 capi di Stato. Questo dice qual è oggi il rilievo internazionale delle Regioni. Anche la cooperazione allo sviluppo conferma questa tendenza. Tra il 2001 e il 2005 la Lombardia ha stanziato più di 26 milioni di euro per la realizzazione di 300 progetti in 60 diversi Paesi.


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