Welfare

La qualità si chiama convivenza

Migliorando i livelli di vita di chi li assiste, si fornisce un servizio ai ragazzi con problemi. Un libro spiega come

di Redazione

Gestire spazi di accoglienza a Roma per studenti, religiosi, o semplici turisti che provengono da tutto il mondo, non merita menzione. Ma se in questi stessi spazi si cerca di far convivere ?normali? e ?diversi? si inizia una sfida di tutto rispetto. Due comunità protette, con 14 posti per persone gravemente disabili, una comunità alloggio con 8 posti, un centro diurno per 20 persone che convivono, integrandosi, con gli ospiti ?normali? del Don Calabria. Ma qualsiasi opera, anche bella, rischia nel tempo di usurarsi; destino questo che può coinvolgere anche i contesti sociali. Il pericolo è che il degrado non venga contrastato per assuefazione rassegnata, o per la difficoltà di rendersi conto dall?interno, o per un senso di impotenza di chi non trova alleanze. Mantenere la qualità di un contesto di vita è quindi un?opera che esige una attenzione collettiva ed è direttamente legata alla possibilità di condividere e riflettere su quello che si fa. Queste riflessioni sono state la matrice della giornata annuale di approfondimento e sensibilizzazione Soggettività del disabile e manutenzione dei contesti di vita familiari, terapeutici, sociali. Secondo appuntamento, dopo quello dello scorso anno dal titolo Segnali da un mondo sommerso – essere fratelli di ragazzi con problemi da cui è scaturito un bel volume (edizioni Ccsc), che raccoglie i vari interventi. In definitiva la qualità della vita delle persone disabili dipende dalla qualità della vita delle persone con le quali esse convivono. Potrà stupire ma una scoperta ?scientifica? ha mostrato come questa convivenza sia reciprocamente vantaggiosa. La dimostrazione? Al convegno del febbraio2007.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA