Cultura

Come servire davvero i giovani

Servono risorse, ma anche intelligenza. Il presidente della Cnesc ripercorre questi cinque anni. E suggerisce qualche prospettiva.

di Fausto Casini

La legge che istituisce il servizio civile nazionale compie in marzo cinque anni. Ricordo quando, a seguito della frettolosa sospensione della leva approvata nell?ottobre 2000 (la legge prevedeva la sospensione dal 2007 poi anticipata al 2005), la Cnesc – la Conferenza nazionale enti servizio civile – si trovò isolata e con pochi parlamentari combattemmo la battaglia perché fosse previsto un servizio civile per ragazze e ragazzi su cui far confluire l?enorme energia positiva e l?importante eredità valoriale dell?esperienza degli obiettori di coscienza. Nonostante l?alto numero di obiettori in servizio presso le pubbliche amministrazioni riscontrammo una scarsa presenza dei rappresentanti delle istituzioni locali. Era l?ultimo scampolo di legislatura del centrosinistra e in quel momento caotico in cui tutti cercavano di enfatizzare a fini elettorali il valore della fine della leva obbligatoria, in pochi abbiamo creduto che fosse possibile ottenere una legge. Ma alla fine la legge è passata. Era sicuramente un contenitore poco definito, ma l?articolo 1 della legge ha tracciato in modo inequivocabile l?indirizzo da seguire. Con la caparbietà che il nostro mondo continua a dimostrare e l?impegno di persone che credono nel servizio civile siamo riusciti a ottenere fiducia, ma ciò è stato possibile perché il servizio civile contamina le persone con la forza della pace e la freschezza della gioventù. In questi anni abbiamo trovato un grande sostenitore nel presidente Ciampi che non ha perso occasione per spronarci e per riconoscerci impegno e responsabilità. I 45mila giovani entrati in servizio nel 2005 sono il frutto di un impegno corale, ma anche la dimostrazione che i giovani – sì i giovani di oggi (non quelli che… Quando c?eravamo noi!) – hanno solo bisogno di opportunità e di un po? di ascolto per prendersi le loro responsabilità. Ma il futuro come sarà? Il ministro Giovanardi ha affermato che il servizio civile nazionale deve essere al di sopra delle parti perché è nell?interesse di tutti; anche il fatto che qualcuno lo proponga come obbligatorio dimostra il valore positivo percepito, ma alla base c?è l?impegno profuso dagli enti per migliorare la qualità dell?esperienza. Alle Regioni, che si affacciano quest?anno alla gestione del servizio civile, e all?Ufficio nazionale, che ha grandi responsabilità istituzionali, dobbiamo chiedere di valutare le proprie azioni senza sfuggire al confronto con chi il servizio civile lo organizza sui territori ed è necessario far seguire alle affermazioni azioni coerenti ed efficaci. Guai se si cercasse di imprigionare il servizio civile in un ruolo sostitutivo delle istituzioni o se si cercasse di stiracchiarlo per costruire consenso; e guai se ci si limitasse a constatare un successo arroccandosi su schemi di valutazione formali e rigidi! I giovani e la loro volontà ci abbandonerebbero con la stessa velocità con cui si sono avvicinati. Per il futuro servono risorse economiche e certezza delle regole ma soprattutto serve intelligenza, capacità di ascolto e spirito di servizio in tutti i ruoli; saremo tutti giudicati su questo.


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