Politica

Lamentarsi non serve. Provo a contaminare

Intervista a Luigi Bobba, dalle Acli alla candidatura per la Margherita. «Oggi il confine tra politica e sociale sembra un muro invalicabile. Io voglio provare a viverlo come un sentiero»

di Giuseppe Frangi

Lascia una casa alla quale è stato «avvinto per 30 anni». Avvinto: a questo termine che non lascia davvero spazio a interpretazioni ha fatto ricorso Luigi Bobba scrivendo il discorso con cui annunciava alla Direzione nazionale delle Acli la decisione di entrare in politica. In quell??avvinto? c?è tutta la storia e il carattere di un personaggio che ha fatto la storia recente del terzo settore italiano. «So quel che lascio ma non so ancora bene quel che troverò», sta scritto in un altro punto di quella comunicazione. Bobba sarà candidato per la Margherita in Piemonte, Toscana e Puglia: sarà lui la punta di diamante della sparuta truppa del sociale alle prossime politiche. Vita: Bobba, non sa cosa trova. Sa che cosa porta? Luigi Bobba: Mi piacerebbe poter portare i sogni, le istanze, le proposte, la tensione ideale, le speranze che mi hanno accompagnato finora. Certo il campo che mi attende è molto più accidentato di quello associativo? Vita: A proposito: Pezzotta spiegando a Vita il suo no alla candidatura ha detto di sentirsi «uomo del sociale, che appartiene al popolo più che al palazzo». Lei come si sente? Bobba: Per me il problema è il punto di vista, lo sguardo. Se uno continua, pur prendendosi le sue responsabilità istituzionali, a stare sul territorio, tra le persone, tra i lavoratori, penso che il confine tra il popolo e il palazzo diventi non una muraglia ma un sentiero sul quale si può andare e venire. Vita: Di questi tempi non è un sentiero molto frequentato? Bobba: Certo. E questo è il problema vero di oggi. La legge elettorale ha espropriato i cittadini da una possibilità di scelta. Questo infatti è un proporzionale sgangherato. Un proporzionale blindato. La classe politica viene selezionata interamente o principalmente dall?alto, il che non è un buon segnale per la nostra democrazia. Il risultato è la mediatizzazione della politica che cancella completamente il radicamento sul territorio. Perciò penso che il primo impegno che ci aspetti sia quello di cambiare questo sistema. Potremo scegliere tra un sistema elettorale maggioritario a doppio turno o un proporzionale misto tipo quello tedesco, ma certamente dobbiamo cambiare. Anche per ridare voce e peso alla società civile. Vita: Lei ha scelto di candidarsi nelle contingenze peggiori. Non teme di restare imbrigliato in questa politica arroccata? Bobba: Se dovessimo attendere tempi migliori o il momento più adatto, aspetteremmo sempre. Le sfide bisogna accettarle quando accadono, non quando si sono ?programmate? come in laboratorio. Vita: In questo orizzonte le tematiche che le stanno a cuore riusciranno a fare breccia? Bobba: Mi pare che diversi dei temi che ho sostenuto, promosso e approfondito con la mia responsabilità nelle Acli abbiano trovato cittadinanza anche nella formazione politica in cui sarò candidato, la Margherita, a cominciare dal tema del welfare generazionale e famigliare e dalla questione di una tassazione minore sul lavoro e maggiore sulle rendite finanziarie e immobiliari. Sono tutti temi che costituiscono un elemento centrale dell?identità di questa formazione politica. Vita: Il passaggio da una formazione sociale a un partito non lede l?idea dell?autonomia del sociale? Bobba: Ovviamente è questione sulla quale ho riflettuto a lungo. E alla fine mi è venuta una sintesi in cinque punti. Innanzitutto, pensando alla mia organizzazione, il dato dell?autonomia è così connaturato che chiunque lo volesse sbancare si troverebbe di fronte una resistenza piuttosto coriacea. In secondo luogo, proprio questa esperienza di autonomia ci conferma come il lavoro di socialità, cittadinanza, solidarietà, sia un lavoro compiuto in sé e non ha bisogno di un altrove per essere legittimato dalla politica. In terzo luogo bisogna guardarsi dal rischio e dalla tentazione di immaginare di vivere nel sociale una presunta superiorità morale rispetto al mondo della politica. Ragionando in questi termini si entra in un vicolo che ci porta in realtà ad una subalternità alla politica. Forse viene il tempo, e questo è il quarto punto, di tentare una contaminazione, perché il limitarsi al lamento nei confronti della politica non porta da nessuna parte. Invece, come dicevo, la vera sfida è quella di vivere il confine tra politica e società non come un muro ma piuttosto come un sentiero che si può attraversare nelle due direzioni, pensando che tutt?e due hanno bisogno di dialogo e comunicazione virtuosa. Infine c?è l?ultimo punto che mi riguarda in quanto cattolico? Vita: In che senso? Bobba: Io penso che se si ha a cuore il popolo di questo paese non si possa fare a meno di misurarsi con il grande talento che ci è stato dato. Il cattolicesimo, con la sua lunga storia sociale, è appunto un talento vero e per esserlo non deve rinunciare a misurarsi anche con una cultura politica. Questo talento va investito in capacità di visione per il futuro. Quando De Gasperi prese in mano l?Italia, il tessuto associativo era in gran parte distrutto ma c?era fame di futuro. Lui diede parola a questa fame, traducendola in cultura politica e in scelte. Oggi mi sembra che dobbiamo rinnovare quel metodo. Vita: A proposito di futuro. Lei come presidente delle Acli si è sempre speso molto a difesa dei diritti della famiglia. In particolare ha sempre sostenuto la necessità di arrivare al quoziente familiare. Oggi la proposta è nel programma del Polo e non in quello dell?Unione. Come se lo spiega? Bobba: Penso che questo sia il momento di programmi chiari, concreti e realistici, in grado di farci cambiare passo. Anch?io credo che la strada del quoziente sia vincente, ma so anche quello che costa: 18 miliardi di euro contro i 2,5 previsti per il bond per i nuovi nati, annunciato nel programma di Prodi. Nel programma del centrodestra non sono indicate cifre, e questo mi fa dubitare dell?affidabilità dell?impegno. Anche perché il quoziente era già nel programma del Polo nella scorsa legislatura. Vita: Sul 5 per mille Enrico Letta a Vita ha detto di essere favorevole all?ipotesi di rinnovarlo. Nel programma invece è stato liquidato? Bobba: Sono d?accordo con Letta. Semmai si deve valutare se il meccanismo messo in moto sia il più adeguato ed efficace. Ma sono convinto che questa misura interpreti bene il principio della sussidiarietà fiscale. Vita: Lei è cattolico. Come pensa di poter stare in uno schieramento politico dove sono presenti forze politiche come la Rosa nel pugno? Bobba: L?eterogeneità della coalizione è evidente. Ma il fatto che la Margherita, e Rutelli in particolare, abbiano ottenuto che nel programma non ci fosse un?indicazione diversa da quella che io stesso condivido, è una garanzia che non si asseconderà una certa deriva. Sono convinto che sui temi della vita e della bioetica si devono prendere decisioni solo a maggioranze qualificate. Cioè non possono essere temi su cui misurare la tenuta della maggioranza programmatica di governo. Ed è interessante che il segretario dei Ds, Fassino si sia detto d?accordo con questa idea che avevamo formulato al nostro convegno di Orvieto. Ma c?è un altro aspetto della questione che mi preme sottolineare. Vita: Qual è? Bobba: Dobbiamo rifuggire sia dai confessionalismi che dai laicismi. Ci si deve invece affidare a una laicità della politica. È, per esempio, con spirito del tutto laico che sostengo che il cristianesimo, essendo così intrecciato con la storia di questo paese, va considerato uno dei non molti talenti rimasti a nostra disposizione per pensare questo futuro. E io su questo talento intendo investire la mia storia che verrà.


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