Welfare

Montenegro: il 21 maggio il referendum per l’ indipendenza

Possibile la separazione dalla Serbia

di Redazione

La maggioranza e l’opposizione del Montenegro, piccola repubblica balcanica ex jugoslava incamminata verso una possibile separazione dalla Serbia, si sono accordate per la celebrazione del referendum sulla indipendenza il 21 maggio prossimo. Lo ha reso noto oggi il presidente montenegrino Filip Vujanovic all’agenzia Fonet. Vujanovic ha precisato che la proposta sara’ formalizzata domani dinanzi al parlamento di Podgorica, dove a questo punto l’approvazione appare comunque scontata. Restano da fissare invece alcune regole della consultazione, anche se la maggioranza legata al premier e uomo forte della repubblica, Milo Djukanovic, che sostiene a spada tratta i progetti di secessione, ha gia’ accettato ieri di cedere sulla questione piu’ spinosa: quella sulla clausola del 55% sollecitata dall’Unione Europea per scongiurare il rischio di contestazioni. Una proposta in base alla quale il riconoscimento dell’indipendenza – al centro di forti dissidi in seno alla stessa societa’ montenegrina e visto con malcelata irritazione dalla sorella maggiore serba – avverra’ solo se i si’ corrisponderanno ad almeno il 55% di coloro che si recheranno alle urne e non al tradizionale 50% piu’ uno. Nel contempo e’ stato deciso lo slittamento a dopo il referendum, delle elezioni parlamentari locali. La clausola del 55% sembra sgomberare il campo dall’ultimo ostacolo allo svolgimento del voto sull’indipendenza. L’emissario dell’Ue Miroslav Lajcak, che l’aveva suggerita nei giorni scorsi trovandosi inizialmente di fronte a un no, ha sottolineato oggi a Podgorica che l’accettazione dell’idea di una maggioranza qualificata ”e’ in grado di dare piena legittimazione all’intero processo referendario”. Secondo gli ultimi sondaggi condotti in loco, il 43% dei montenegrini si dichiara oggi a favore dell’indipendenza, mentre gli unionisti convinti sono il 31% e gli indecisi sono pari a circa un quarto degli elettori. Nell’ultima consultazione politica svoltasi nel Paese, le forze che oggi fanno campagna per la secessione ottennero peraltro il 56% dei voti. A guidare la battaglia per un distacco – sia pur amichevole – dalla Serbia e’ il Partito democratico dei socialisti del Montenegro, formazione egemonizzata dal premier Djukanovic, appoggiato anche dalla minoranza albanese della repubblica adriatica (l’8% dei circa 650.000 abitanti). A reggere il vessillo del no c’e’ invece in prima fila il Partito socialista di Predrag Bulatovic, legato all’eredita’ della defunta Jugoslavia di Slobodan Milosevic e soprattutto alla storica fratellanza slavo-ortodossa tra serbi e montenegrini.


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