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Immigrazione: 2001-2005 in Lombardia più 90%

Sono aumentati del 90% gli immigrati in Lombardia nell'arco di cinque anni. Quasi 800 mila, il 10% della popolazione lombarda. I dati dell'Osservatorio Ismu

di Redazione

Sono aumentati del 90% gli immigrati in Lombardia nell’arco di cinque anni: al primo gennaio 2001 la presenza degli stranieri era stimata tra un minimo di 405 mila e un massimo di 435 mila persone; oggi, invece, le stime oscillano tra un minimo di 776 mila e un massimo di 813 mila persone (quasi il 10% dell’intera popolazione lombarda), con una crescita del 22,6% rispetto allo scorso anno. Questi alcuni dei dati del bilancio sulla realtà migratoria in Lombardia dal 2000 ad oggi, presentati questa mattina durante il convegno “Gli immigrati in Lombardia” organizzato a Milano dalla Regione Lombardia, dall’Ismu (Iniziative e Studi sulla Multietnicità ) e dall’Osservatorio regionale. A Milano, con 325 mila presenze, va il riconoscimento di città con il maggior numero di stranieri affiancata da Brescia dove le presenze toccano la soglia delle 128 mila. Estremamente variegata è la mappa dei Paesi d’origine: in prevalenza si tratta di marocchini (94 mila) e albanesi (87 mila), ma corposa è anche la presenza di rumeni (66.000), seguiti da egiziani (52.000), filippini (41.000), cinesi (40.000), ecuadoriani (37.000) e peruviani (34.000). Non per tutti gli immigrati, tuttavia, la vita nelle cittadine lombarde è sinonimo di integrazione sociale. Stando a quanto rilevato con l’indice di integrazione, per la prima volta elaborato quest’anno dall’Osservatorio, la popolazione meno integrata si trova nelle province di Pavia e di Milano, quella più integrata è localizzata nelle province di Lodi, Lecco e Mantova. In base poi alla cittadinanza, i marocchini spiccano con gli indiani per miglior punteggio d’integrazione. Sono sopra la media anche filippini, cinesi, egiziani e albanesi mentre peruviani, senegalesi, ecuadoriani e rumeni soffrono di un minor grado di integrazione all’interno del tessuto sociale lombardo. Connesso alla crescita delle presenze straniere è, anche, il numero degli irregolari, nel 2005 aumentati di circa 20 mila unità rispetto al 2004. Essi sono fortemente accentrati in provincia di Milano (60-70.000) e nei territori di Bergamo e Brescia, quasi 13.000 ciascuno. A un contesto ormai quasi saturo come Milano città, preferiscono altre aree considerate fino a qualche anno fa “periferiche”, come Sondrio, o infraprovinciali oppure particolari contesti produttivi. In flessione poi il numero degli occupati regolari: al calo dei lavoratori a tempo pieno e indeterminato, fa da contrappeso la crescita degli atipici, e in particolare dei part-timers. Sul piano economico, tuttavia, in questi 5 anni si è registrata una crescita del numero dei lavoratori autonomi (38 mila ) e degli imprenditori (6 mila). Sempre più donne tra la popolazione degli immigrati Milano, 28 feb. (Apcom) – Nell’ultimo quinquennio la popolazione straniera in Lombardia non è solo aumentata ma ha subito una vera e propria metamorfosi demografica, con un progressivo riequilibrio tra la percentuale di uomini e donne. Riequilibrio dovuto non solo ai ricongiungimenti familiari ma anche all’immigrazione al femminile proveniente in prevalenza dall’America Latina. Cresce anche l’età media della popolazione straniera che si eleva dai 31 anni del 2001 ai 34 anni del 2005, nonostante quello dell’immigrazione si confermi un fenomeno relativo prettamente alle giovani generazioni. Questa corposa presenza di stranieri in Lombardia trova immediato riscontro nelle numerose nazionalità di provenienza dei suoi scolari, pari a 187 in tutto. Secondo i dati forniti dall’ufficio Scolastico regionale della Lombardia, durante l’anno scolastico 2004/2005 sono 88.170 gli alunni stranieri, il 40% dei quali concentrati nel milanese, nel bresciano (15.199) e nel bergamasco (9.942). La crescita diffusa delle nuove generazioni straniere è dimostrata dal fatto che essa ormai è dell’8-9% sul complesso degli alunni frequentanti istituti d’infanzia, scuole primarie o secondarie di primo grado in Lombardia, con quote più basse solamente nella scuola secondaria di secondo grado (3,8%). In materia sanitaria, l’Osservatorio regionale ha rilevato che la degenza ordinaria è legata soprattutto a problematiche legate alla sfera sessuale-riprodutiva. Le ultime rilevazioni, del 2004, evidenziano che la percentuale di neonati da genitori stranieri dimessi dagli ospedali (pubblici e privati) della Regione è del 9,9% del totale dei neonati dimessi. 3- Formigoni: quote immigrati vanno lasciate in mano a Regioni Milano, 28 feb. (Apcom) – Gli immigrati in Lombardia sono “un fenomeno in forte crescita che deve essere governato anche puntando ad un tasso sostenibile di nuovi ingressi. La legge Bossi-Fini mi pare lo stia facendo, anche se continuo a pensare che sarebbe bene che la definizione delle quote fosse lasciata alle Regioni”. Così si è espresso il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, in apertura, questa mattina a Milano, del convegno “Gli immigrati in Lombardia”, nel corso del quale sono stati presentati i risultati del “Rapporto Regionale 2005” elaborato dall’Osservatorio regionale per l’integrazione e la multietnicità. “I dati dell’indagine – ha proseguito Formigoni – ci dicono che l’integrazione non è solo un problema di anzianità di presenza in Italia ma anche di cultura: i più integrati sono gli stranieri di religione cristiana praticanti e quelli di religione mussulmana non praticanti. Ciò significa che per realizzare dei seri percorsi di integrazione c’è un lavoro serio da fare sul livello dell’educazione, incominciando dalla scuola”. Il presidente ha ricordato, in proposito, che ogni anno la Lombardia stanzia 7 milioni di euro per affrontare i problemi legati all’immigrazione attraverso cui vengono realizzati “centri di accoglienza, corsi di lingua italiana, sportelli informativi. Si tratta – ha concluso – di centinaia di interventi, l’85%dei quali sono gestiti direttamente dal mondo del volontariato e del non profit”. La cadenza annuale del Rapporto sull’immigrazione per l’assessore alla Famiglia e solidarietà sociale, Gian Carlo Abelli, “consente di disporre di dati utili a capire l’evoluzione di un fenomeno tanto mutevole come è quello dell’immigrazione. La programmazione regionale risponde oggi in modo ancor più preciso alle necessità – ha spiegato – perché disponiamo anche delle informazioni dettagliate, a livello delle singole realtà territoriali, fornite dalle 11 Province lombarde che hanno aderito, un anno fa, con i loro Osservatori sull’immigrazione, alla rete dell’Osservatorio Regionale”.


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