Formazione

Questi fondi hanno costi senza fondo

Dalle commissioni alle imposte, ai bolli: molte le voci di spesa sui nostri investimenti. Analisi di tre big di settore

di Ida Cappiello

Ma quanto costa investire in un fondo comune? Più di quanto credano i risparmiatori. «La maggioranza delle telefonate che riceviamo dai nostri clienti», dice Marcello Calabrò, responsabile della comunicazione finanziaria di Pioneer, la sgr del gruppo Unicredito, «riguarda i rendimenti, spesso ritenuti inadeguati. Quasi nessuno si interessa ai costi».
Questo però non significa affatto che i costi siano irrilevanti. E&F ha preso in esame l?offerta dei tre più importanti nomi del risparmio gestito: Unicredito, IntesaBci e SanpaoloImi. A titolo di esempio, vediamo quali sono i costi di un fondo monetario, cioè composto in prevalenza da titoli obbligazionari a breve scadenza. È la tipologia più richiesta in questo momento dai risparmiatori, scottati dalle perdite sugli azionari. È caratterizzata da rischio basso, rendimenti moderati e costi contenuti.

Quali commissioni
Le commissioni di ingresso si pagano alla sottoscrizione e possono variare da zero al 3% nei tre casi presi in esame. Dipendono da molti fattori, come l?entità della somma versata o il fatto che il sottoscrittore abbia già un conto corrente presso la banca che distribuisce il fondo. Nel caso di un investimento di 10mila euro con il 2% di commissione, si pagano 200 euro. Inoltre, il rendimento del fondo sarà calcolato su un importo iniziale non di 10mila, ma di 9.800, perché la commissione viene detratta.

La gestione
Le commissioni di gestione si pagano a fine anno e variano dallo 0,6 allo 0,99%. Sono calcolate giornalmente, in base al valore della quota, per cui solo a fine anno è possibile conoscerne l?ammontare esatto. Anche questo costo viene detratto annualmente dal capitale, dunque incide sul rendimento. Nel caso di fondi azionari e bilanciati esistono anche le commissioni di incentivo, trattenute dalla sgr nel caso il fondo abbia ottenuto rendimenti maggiori del benchmark, il parametro di riferimento scelto. In genere, il 20-25% del maggior rendimento.
Ci sono altri costi, come il compenso alla banca depositaria, bolli e diritti fissi, le spese di stampa di documenti e altro, le commissioni di negoziazione (compenso pagato all?intermediario che effettua le compravendite di titoli). Il rendimento del fondo è poi gravato dall?imposta del 12,5%, che la sgr preleva sempre dal fondo e versa all?erario.
Per chi volesse ?fare i conti in tasca? ai propri fondi, consigliamo la nuova sezione dedicata ai risparmiatori del sito Consob (www.consob.it), dove è possibile, caso per caso, calcolare i costi totali (o quasi) dell?investimento in base all?entità delle commissioni, alla sua durata e al rendimento annuo. Come mai allora i risparmiatori sono così distratti rispetto ai costi? Perché non se ne accorgono, in quanto vanno tutti a decurtare la quota, per cui sono difficilmente visibili nella loro singola entità. Intendiamoci, non sono occulti: a cercarli, si trovano, ma dove?
Il prospetto informativo, documento obbligatorio per legge, contiene buona parte dei numeri necessari a capire l?entità del costo. Difficile è metterli insieme: nella prima parte ci sono le commissioni di ingresso e di gestione, in fondo alla seconda parte c?è una percentuale riassuntiva annua riferita al passato, che comprende le commissioni di gestione e alcuni degli altri costi (citati, ma non quantificati), ma esclude le imposte, i costi di negoziazione e le commissioni d?ingresso stesse.
Per avere maggiori dettagli sui costi bisogna consultare altri documenti, come le relazioni annuali e semestrali o il regolamento di gestione, anch?essi obbligatori ma visionabili in banca, o richiedibili per iscritto alla sgr. Insomma, una procedura un po? più macchinosa.
Più generica è invece l?informativa contenuta nelle pubblicazioni commerciali che le banche utilizzano per illustrare la propria offerta, queste sì ampiamente disponibili al pubblico.
Una piccola nota di merito a Nextra, sgr di Intesabci: nelle schede dei fondi, che sono lo strumento più agile a disposizione del risparmiatore, l?azienda esplicita le commissioni di ingresso e gestione, mentre Sanpaolo pubblica la percentuale riassuntiva e Unicredito non dà nessuna cifra. La scommessa della trasparenza, dunque, si può considerare vinta dalla regolamentazione di legge, ma c?è ancora da lavorare a livello di marketing, soprattutto nell?approccio dei consulenti finanziari in banca: una figura di riferimento centrale per il risparmiatore, spesso ancora appiattita su un profilo troppo commerciale.
Dice in proposito Marco Avoledo, direttore marketing di Nextra: «Le informazioni sui fondi ci sono e sono ampie, molto di più rispetto ad altri prodotti finanziari di larga diffusione, meno regolamentati. Certo, il sistema bancario italiano, che tiene il rapporto diretto con i piccoli investitori, deve aiutarli a crescere costruendo con loro un rapporto realmente consulenziale. Questo aiuterebbe anche a capire che i costi non sono un balzello, ma il compenso di un servizio specializzato che si riflette sul rendimento».

Intervista a Fabio Gnecco: trasparenza dove sei?
L?industria dei fondi comuni, anche se regolata da norme severe, è ancora costellata di zone d?ombra. Una delle aree più critiche è quella dei costi. Ne parliamo con Fabio Gnecco, responsabile asset management di Banca Profilo (non colloca fondi propri, ma li seleziona per i clienti).
E&F: Parliamo di costi…
Fabio Gnecco: I costi espliciti, che tutti conosciamo, sono le commissioni di entrata e di uscita, che di solito vanno a remunerare l?attività di distribuzione commerciale del prodotto. Meno chiara per il piccolo risparmiatore è la commissione di gestione, variabile perché calcolata giornalmente come percentuale del valore del fondo, che viene detratta dal rendimento e quindi non è percepita dal cliente.
E&F: Ma queste cose saranno pur scritte da qualche parte…
Gnecco: Nel contratto di sottoscrizione sono citate ma non sono quantificate. Non è ancora finita: il rendimento del fondo viene decurtato anche di altri costi, ad esempio le commissioni di negoziazione pagate al broker, intermediario che compra e vende i titoli per conto della sgr. Il broker dev?essere indipendente per legge, ma è difficile controllare l?esistenza di collegamenti che in qualche modo fanno rientrare dalla finestra quello che è uscito dalla porta, di nuovo a spese del cliente.
E&F: Come uscirne?
Gnecco: In America alcune società specializzate nelle analisi dei fondi hanno elaborato un indice innovativo, chiamato Ter (Total expense ratio), che sintetizza tutti i costi di cui abbiamo parlato. In Italia c?è ancora poco in questo senso, ma credo che seguiremo gli Usa: nell?attuale crisi la domanda di trasparenza sale drammaticamente.

LA NORMATIVA: Prospetti e rendiconti,cosa chiedere ai gestori
Le principali norme sulla trasparenza dei fondi comuni d?investimento sono contenute nel decreto legislativo del 24 febbraio 1998 dedicato all?intermediazione finanziaria (cosiddetta legge Draghi), e nei regolamenti attuativi predisposti dalla Consob.
L?unico documento da consegnare obbligatoriamente al risparmiatore prima della sottoscrizione è il prospetto informativo mentre sono obbligatoriamente disponibili, ma solo su richiesta del risparmiatore, la relazione semestrale e il rendiconto annuale del fondo, il documento sui soggetti che partecipano all?operazione e il regolamento unico di gestione. Questi ultimi documenti devono essere richiesti per iscritto alla sgr, ma in genere ne sono disponibili alcune copie presso le filiali delle banche distributrici. L?estratto conto almeno annuale deve essere invece poi inviato dalla banca. Inoltre gli annunci pubblicitari su nuovi fondi non possono partire finché non è pronto il prospetto e nel contratto deve essere specificato il tipo e la frequenza delle comunicazioni previste per il risparmiatore dopo la sottoscrizione.
Il codice deontologico predisposto nel 2001 da Assogestioni, l?associazione di settore, recita che «le informazioni alla clientela devono essere corrette, chiare e comprensibili all?investitore medio».

VOCABOLARIO
Commissioni di entrata: percentuale da pagare una tantum all?atto della sottoscrizione. Vengono detratte dall?ammontare dell?investimento iniziale
Commissioni di uscita: sempre una tantum, ormai in disuso
Commissioni di gestione: percentuale annua, calcolata e detratta giornalmente dal valore del fondo
Commissioni di incentivo: valgono per i fondi azionari e bilanciati e scattano nel caso in cui il rendimento sia maggiore del benchmark. Detratte mensilmente
Altri costi: diritti pagati alla banca depositaria, bolli, costi di stampa di documentazione ecc.
Costi negoziazione: commissioni pagate dalla sgr agli intermediari che effettuano le compravendite di titoli
Imposte: il 12,5% di ritenuta fiscale sul rendimento del fondo, anch?esso prelevato annualmente

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