Sostenibilità

Kyoto, l’Italia rischia 1,5 miliardi di multa

Nel 2008 si cominceranno a fare i conti sui risultati raggiunti

di Redazione

l Protocollo di Kyoto, entrato in vigore il 16 febbraio 2005, impegna i Paesi industrializzati e quelli ad economia in transizione (i Paesi dell’est europeo) a ridurre complessivamente del 5,2% nel periodo 2008-2012 le principali emissioni di gas capaci di alterare l’effetto serra naturale del nostro Pianeta. Tra questi rientrano l’anidride carbonica (CO2), prodotta dall’impiego dei combustibili fossili in tutte le attivita’ energetiche e industriali e nei trasporti, il metano (CH4), il protossido di azoto (N2O), gli idrofluorocarburi (HFC), i perfluorocarburi (PFC) e l’esafluoruro di zolfo (SF6). Per i Paesi dell’Unione europea la riduzione complessiva deve essere dell’8%, con differenze: per l’Italia e’ stata stabilita entro il 2008-2012 una riduzione delle emissioni del 6,5% rispetto ai livelli del 1990. Gli Stati Uniti hanno l’obbligo di ridurre i gas serra del 7% e il Giappone del 6%. Nessuna riduzione, ma solo stabilizzazione e’ prevista per la Federazione Russa, la Nuova Zelanda e l’Ucraina. Possono, invece, aumentare le loro emissioni fino all’1% la Norvegia, fino all’8% l’Australia e fino al 10% l’Islanda. Secondo gli ultimi dati diffusi dall’APAT (l’agenzia ambientale italiana), in Italia le emissioni di tutti i gas-serra considerati dal Protocollo di Kyoto nel 2002 sono risultate superiori del 9,0% a quelle del 1990 (a fronte di un impegno nazionale di riduzione delle emissioni nell’ambito del Protocollo pari al 6,5% nel periodo 2008-2012 rispetto ai livelli del 1990). Nel 2004 (ultimi dati disponibili) il 78% delle citta’ italiane ha superato i limiti fissati dall’Europa per l’inquinamento da polveri sottili (in Europa il 53,5%). Durante l’Undicesima Conferenza delle Parti che aderiscono alla Convenzione Quadro sui Cambiamenti Climatici (COP 11), svoltasi a Montreal, i paesi firmatari hanno definito le strategie globali e gli obiettivi di riduzione per la fase successiva al quinquennio 2008-2012, obiettivi che dovranno prevedere impegni di riduzione piu’ stringenti da parte dei paesi industrializzati e la partecipazione di tutte le maggiori economie alla salvaguardia del clima terrestre. ”Probabilmente gia’ nel 2008”, ha avvertito il ministro dell’Ambiente, Pecoraro Scanio, si inizieranno a fare i conti sulle emissioni di C02 e ”i Paesi che non sono riusciti a fare abbastanza pagheranno delle multe: se andiamo fuori di 100 milioni di tonnelate di C02 rischiamo di pagare una multa di 1,5 miliardi di euro”.


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