Economia

La metropoli del futuro secondo le cooperative

Milano come laboratorio di un nuovo modo di pensare il benessere comune: Legacoop Lombardia lancia "Cooperazione città"

di Chiara Brusini

C’ è più spazio per le cooperative nella Milano di domani. Questo il messaggio che Legacoop Lombardia ha lanciato venerdì 24 febbraio in occasione della presentazione del progetto Cooperazione città, realizzato in collaborazione con la Camera di Commercio di Milano. Un appuntamento durante il quale il mondo cooperativo ha proposto ad esponenti delle istituzioni, della cultura e dell?economia la sua visione del futuro di Milano. «La città sta cambiando dal punto di vista economico e demografico», spiega Guido Galardi, presidente di Legacoop Lombardia, «e il movimento cooperativo deve individuare nuove criticità e nuovi bisogni e impegnarsi per soddisfarli. Deve insomma rinnovarsi, come in passato ha dimostrato di saper fare, per continuare ad avere un ruolo centrale sul territorio». Per far questo, Legacoop ha lanciato già nel 2001 Progetto Città, un percorso di analisi della città come luogo di mutamenti mirato proprio a focalizzare il ruolo della cooperazione. Ed ecco i risultati: «Attraverso quel percorso», riassume Galardi, «abbiamo individuato cinque ambiti prioritari in cui il nostro intervento può fare la differenza: l?abitare – vogliamo garantire affitti a canoni accettabili e abitazioni temporanee per studenti e immigrati – ; i consumi, sia dal punto di vista del costo sia per quanto riguarda qualità e sicurezza dei beni; l?offerta di eventi culturali e per il tempo libero; il trasporto di persone e merci, per eliminare inefficienze e ridurre l?impatto ambientale; il welfare». Della riforma del welfare, in particolare, la Lega della cooperative vuole essere protagonista. Con un?avvertenza: «La nostra azione non sarà mai sostitutiva di quella pubblica: con il settore pubblico sussiste un rapporto di sussidiarietà e di collaborazione, con l?obiettivo di aumentare disponibilità e qualità dei servizi per i cittadini. Le cooperative possono mettere in campo capacità e professionalità preziose, ma non possono né devono fare tutto da sole». Fatta questa premessa, quale sarà lo spazio d?azione privilegiato delle cooperative sociali? «Per il futuro abbiamo deciso di concentrarci sulle fasce di popolazione che ci sembrano più deboli: gli anziani e i bambini da zero a tre anni. Gli anziani a Milano sono in aumento, sono sempre più soli e le risorse pubbliche non bastano mai. Quindi vogliamo sviluppare sia i servizi domiciliari (fisioterapia, riabilitazione, assistenza sanitaria) sia le residenze assistite. Per l?infanzia, cercheremo di sopperire alla cronica carenza di asili nido attraverso strutture gestite, e in qualche caso anche costruite, direttamente dalle cooperative. Il tutto, naturalmente, garantendo un ottimo rapporto qualità/prezzo. Perché le strutture private non mancano ma, visti i costi proibitivi, sono accessibili solo per una minoranza: per questo l?azione del privato sociale ha ampio spazio». Tutti gli interventi saranno sperimentati a Milano, che diverrà ?laboratorio? di un metodo da riproporre nel tempo in tutti i grandi centri: i cittadini e le organizzazioni di cittadini devono assumere un ruolo sempre più centrale nell?elaborazione di proposte riguardanti il futuro della propria città. E le cooperative, vista la loro profonda conoscenza del territorio in cui sono radicate, possono dare un contributo fondamentale a questo sforzo partecipando esse stesse all?individuazione di progetti e strategie finalizzati ad aumentare il benessere comune. Durante la presentazione di Cooperazione città sono state anche premiate alcune cooperative che rappresentano ?casi di eccellenza? in diversi ambiti: Eureka e Koinè, che hanno proposto servizi innovativi per l?infanzia (micronidi, ludoteche, centri di aggregazione); Reset, che ha gestito la costruzione del campus Certosa; Progeni, che si è occupata della ristrutturazione dell?ospedale Niguarda; Teatridithalia e il Bloom che hanno innovato l?offerta culturale cittadina.


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