Famiglia

Mathilde, quando 321 dollari cambiano un destino

Una storia esemplare. In Congo, per vedere quali risultati porta la solidarietà a distanza.

di Joshua Massarenti

Della caduta di Mobutu ricorda una cosa sola: la morte di suo padre, arso vivo dagli alleati di Kabila. Da allora questa bambina congolese rischiava di perdersi per sempre.Ma l?amore di due donne e l?ingresso nel programma della ong italiana le hanno restituito la speranza
Si dice che uno sguardo valga più di mille parole. Quello di Mathilde è svagato, immerso nel silenzio che l?accompagna. Sarà per timidezza, ma di parlare oggi non c?ha tanta voglia. Eppure la sua storia andrebbe raccontata. Mathilde Nyiramisaka, 12 anni appena compiuti, è stata coinvolta nel novembre scorso in un programma di sostegno a distanza (Sad) messo in piedi dall?Avsi – Associazione volontari per lo sviluppo internazionale. «Il programma», spiega Elena Locatelli, educational advisor di Avsi e responsabile del progetto Sad in Repubblica democratica del Congo, «coinvolge 1.357 famiglie italiane disposte a sostenere altrettanti ragazzi e ragazze resi orfani dalla guerra e della miseria che hanno afflitto il Congo».

Microstorie di guerra
Siamo a Rugari, 35 chilometri a nord di Goma, nel Kivu settentrionale, una provincia sconfinata nell?estremità orientale della Rdc. Contro il mondo di Mathilde, la guerra ha svolto il suo solito, sporco lavoro. Negli ultimi dieci anni, massacri, stupri, saccheggi e spostamenti forzati hanno segnato una popolazione civile chiamata a prendere in mano un destino tracciato dalla comunità internazionale sulle vie della pacificazione e dello sviluppo. Per capire quanto questa sfida possa risultare immane, è opportuno risalire al 1996. Della trionfale marcia che spinse il ribelle congolese Kabila a conquistare Kinshasa per porre fine al regime ubuesco di Mobutu, Mathilde ricorda solo la morte violenta di suo padre, arso vivo assieme ad altre nove persone dagli alleati rwandesi di Kabila. In microstoria si chiama una tragedia familiare. Mancato il padre, inizia per Mathilde una vita costellata da delusioni familiari (viene ripudiata dal nuovo marito di sua madre) ed esclusioni sociali. Dovrà la sua salvezza alla generosità di una zia, Evelyne, e di una vedova di guerra, Spéciose. Ma non solo.

Aiuti, non privilegi
«Su segnalazione di un nostro educatore sociale», spiega Elena Locatelli, «abbiamo preso in considerazione il caso di Mathilde». La prima visita risale al 2005. «All?epoca, la situazione era davvero critica, anche perché la ragazzina non frequentava più la scuola». Bastano poche riunioni per inserire Mathilde nel programma di sostegno a distanza. «Un progetto», tiene subito a precisare la Locatelli, «che non prende soltanto in considerazione la ragazza, ma tutto il nucleo familiare». Nella filosofia di Avsi, lo stanziamento annuale di 312 dollari offerto da una famiglia italiana per rimandarla a scuola (il che comporta l?iscrizione per un anno di frequenza, l?acquisto di vestiti e materiali scolastici) e offrirle attività ricreative rimane una priorità assoluta, ma «questo tipo di aiuto rischia di rimanere inutile se non si innalza il tenore di vita dell?intera famiglia». Che poi, in termini di sviluppo sostenibile, significa andare al cuore dei problemi finanziari e psicologici che attanagliano Spéciose e Evelyne.
Da qui la decisione di aiutare la zia di Mathilde. «Inizialmente, Evelyne ci aveva chiesto di trovarle una casa, poi venti dollari per l?acquisto di un terreno su cui coltivare prodotti alimentari di base da rivendere sul mercato di Rugari». Ma la richiesta viene rigettata «per il semplice motivo che il 90% delle famiglie aiutate da Avsi nel Nord Kivu non sono proprietarie terriere. Consegnare chiave in mano un fazzoletto di terra a Evelyne», prosegue la responsabile Avsi del programma Sad, «avrebbe suscitato gelosie tali da costringerci a comprare un terreno per ogni famiglia sostenuta».

Due km per un sorrisoSi sceglie quindi la via di mezzo: alla zia di Mathilde è stato offerto olio di palma e carburante con i quali ricavare fondi a sufficienza per acquistare il tanto agognato pezzo di terra, mentre per il sostentamento della famiglia, Avsi consegna ogni mese alla vedova 20 chili di fagioli e altri 25 chili di farina. Gli effetti del sodalizio si intravedono nei 12 dollari sin qui risparmiati da Spéciose e soprattutto nei risultati ottimi che Mathilde sta ottenendo in terza elementare. Come per incanto, i due chilometri che separano la scuola da casa sua non sono più così estenuanti. «Sarà perché nei campi non vado più a lavorare», si giustifica con un sorriso che finalmente schiarisce un volto segnato da troppe ingiustizie.

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