Cultura

Il dono di Don Gnocchi? Un gran pensiero

Anniversari. A 50 anni dalla morte del grande sacerdote. Parla il successore

di Giuseppe Frangi

Angelo Bazzari, alla testa della grande fondazione che oggi conta in Italia ben 28 centri, annuncia una svolta: «Siamo bravi a fare. Ma non basta. Ci vuole più consapevolezza. Non possiamo ridurre
don Carlo a un?icona. Per questo ho un progetto…»

Aperto sul tavolo di monsignor Angelo Bazzari, tra decine di documenti e di dossier, c?è un libro immancabile. è quello delle lettere di don Carlo Gnocchi, appena uscito da Mondadori. Su questo tavolo, che è un po? la cabina di regia della più vitale e più dinamica delle grandi istituzioni sanitarie cattoliche, quel libro e quei documenti sono due realtà speculari. Operosità e spiritualità non sono davvero risvolti distinti, ma si sospingono l?un l?altra per dare vita a un?impresa che ogni giorno nei 28 centri distribuiti su nove regioni, con i suoi 3.500 dipendenti assiste 6.950 persone. Un?impresa in continuo aggiornamento scientifico, medico e tecnologico, per mantenersi all?avanguardia, in particolare nel campo della riabilitazione neurologica e ortopedica.
L?insistito scambio tra profondità spirituale e concretezza organizzativa che emerge nitido nelle lettere di don Gnocchi, è quindi ancora uno scambio vivo. Questi poi sono giorni importanti: il 28 febbraio di 50 anni fa moriva don Carlo. Più che di celebrazioni Bazzari però ha voglia di rilanci. Per essere fedeli al fondatore non bisogna mai pensare di essere arrivati («Ho bisogno di non finire», scriveva don Gnocchi nel 1948).
Vita: Rilancio in che direzione?
Angelo Bazzari: Nella direzione di una maggiore consapevolezza. Il rischio che corriamo è quello di ridurre don Gnocchi a un?icona. Un?icona meravigliosa, ma pur sempre un?icona. Invece lui deve essere la linfa che alimenta una coscienza più profonda.
Vita: Che limiti scorge?
Bazzari: Che siamo bravissimi a fare. Ma ora dobbiamo diventare altrettanto bravi anche a pensare. Per questo ho lanciato un?idea nuova: quella di pubblicare gli scritti e gli studi di don Gnocchi per tematiche. Magari iniziando dalla sua antropologia, per passare alla sua idea di carità, di opera e così via. Lo voglio spezzare per temi perché diventi pane per la nostra formazione interna. Il nostro know how infatti non riguarda solo l?aspetto tecnico del fare, ma è anche uno sguardo sull?uomo. Di questo dobbiamo essere consapevoli noi. E deve essere manifesto a tutti. Per questo ritengo importante andare in fondo nel pensiero di don Gnocchi. Sino ad ora lo abbiamo tenuto lì un po? come un medaglione?
Vita: Per esempio, guardando all?oggi, qual è il pensiero che le sembra di particolare attinenza con l?attualità?
Bazzari: Beh, le intuizioni sulla sussidiarietà sono di una chiarezza e di una modernità esemplare. Ma anche sulla carità ha idee molto precise: dice che carità e giustizia si danno una mano. E che l?opus perfectum si ha quando Stato e privato sociale accettano questo principio.
Vita: Sembra di leggere l?Enciclica di Ratzinger?
Bazzari: In effetti quando l?ho letta sono rimasto quasi fulminato. Non sorpreso, perché conoscendo il suo pensiero ho trovato perfettamente coerente che scrivesse quelle cose. Ma mi ha fulminato la familiarità di quelle parole con quelle che emergono da queste lettere.
Vita: Che cosa l?ha colpita di più in questo testo di Papa Benedetto XVI?
Bazzari: Secondo me ha sfondato sulla linea che la carità è un fattore che riguarda tutti. Mi spiego: prima pensavamo che fosse un dinamismo a cerchi concentrici, che si contagiava a chi era più prossimo e si spegneva man mano che ci si allontanava dal centro. La carità invece è un uscire tutti, non per andare alla conquista ma per affermare l?idea che l?altro non ci è nemico. Che è la dimensione costituiva ed essenziale dell?umano.
Vita: Aldo Bonomi su Vita ha scritto che mentre Papa Wojtyla mobilitava la Chiesa e la perimetrava, Ratzinger invece la butta nel mondo. è d?accordo?
Bazzari: Sì, è un giudizio del tutto condivisibile. La carità, per non restare pura espressione verbale, e per non limitarsi a un fare, deve generare la Chiesa. Deve aiutarci a ripensarla come presenza storica. In questo senso, il nostro compito è quello di creare una mentalità diffusa, in cui l?equilibrio tra diritti e doveri producano una normalità di dedizione agli altri.
Vita: E un laico come può riconoscersi dentro una parola di impronta così confessionale?
Bazzari: Lo ripeto: carità è la parola che identifica un orizzonte per tutti. Anche per chi sino ad oggi ha pensato di agganciarsi alla sola razionalità e che ora può trovare, come spiega il Papa, una razionalità ancor più purificata. Perché la ragione ci dice che l?uomo ha iscritto, sin dalla sua nascita, la propria dipendenza e quindi non può che trovare la propria completezza nel dialogo e nell?incontro con gli altri. Per questo la carità è un orizzonte per tutti. Da credente aggiungo che la carità non troverà mai una concretizzazione piena sulla terra, ma che comunque la sua concretizzazione parziale è già un respiro di Dio.

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