Famiglia

Latte artificiale: Lega consumatori rilancia interrogativi

Dopo la morte di un lattante in Belgio. Denunciati gli abusi delle case produttrici in una lettera al ministro Sirchia

di Giampaolo Cerri

Quanto è sicuro il latte artificiale per bambini? Se lo chiede la Legaconsumatori delle Acli, secondo la quale «il recente decesso per meningite di un neonato di 5 giorni, avvenuto lo scorso 16 marzo in Belgio, solleva importanti questioni sull’etichettatura e la promozione dei sostituti del latte materno nel nostro paese». In una lettera indirizzata al Ministro della Salute, Girolamo Sirchia, Adiconsum e Lega Consumatori Acli Toscana chiedono chiarimenti circa l’adeguatezza dei sistemi di vigilanza commerciale adottati dal SSN nei confronti del latte in polvere per neonati. In occasione della “Settimana mondiale dell’allattamento al seno” (SAM, 1-7 ottobre), l’Adiconsum e la Lega consumatori Acli Toscana, hanno riproposto il problema della somministrazione del latte artificiale in polvere nei reparti di neonatologia. «Lungi dal voler creare allarmismo», recita una nota, «da notizie circolanti sui siti Internet che si occupano promuovere l’allattamento materno e da un’avvertenza diffusa dalla Food and Drug Administration (FDA) nell’aprile di quest’anno, sembra che le formule del latte in polvere non sono prodotti commercialmente sterili, a differenza delle formule liquide, a causa del differente processo cui sono sottoposte. L’uso poi di confezioni di latte in polvere molto grandi, come quelle utilizzate nei reparti di neonatologia, metterebbe ulteriormente a rischio la già non completa integrità della formula in polvere». La vicenda belga si presenta effettivamente come inesplicabile. Lo scorso 16 marzo un neonato di pochi giorni – nato in perfette condizioni fisiche all’Ospedale di Aalst, in Belgio e alimentato con latte Beba 1 della Nestlé – muore a causa di un’infezione da Enterobacter sakazakiia, un germe molto resistente che vive nel latte in polvere. Il mese successivo, un’avvertenza riguardante l’Enterobacter Sakazakii viene diffusa dalla FDA (US Food and Drug Administration): il 14% di un campione di confezioni di latte in polvere era risultato contaminato dallo stesso germe (l’avvertenza può essere letta sul sito della FDA). Nella lettera si legge: “Come informazione di base per operatori sanitari, la FDA desidera sottolineare che le formule di latte in polvere non sono prodotti commercialmente sterili. Sono trattate al calore durante il processo di produzione, ma al contrario delle formule liquide non sono soggette ad una temperatura sufficientemente alta e per un tempo sufficiente a rendere la confezione finale un prodotto commercialmente sterile.” Sette settimane più tardi, il 2 Maggio, l’Agenzia Federale per la Sicurezza Alimentare del Belgio, come misura precauzionale, decide di ritirare dal commercio le confezioni sospettate di contaminazione. Anche Svizzera e Lussemburgo decidono il sequestro del lotto di latte sospetto. Alla luce di questi fatti, Adiconsum e Lega Consumatori Acli Toscana chiedono «chiarimenti circa l’adeguatezza dei sistemi di vigilanza commerciale adottati dal Sistema Sanitario Nazionale nei confronti del latte in polvere per neonati. In particolare, si sottolinea nel documento, le associazioni domandano che “nei reparti di neonatologia e in unità patologiche neonatali – oltre ad essere incentivato e sostenuto l’allattamento naturale al seno – venga utilizzato il latte sostitutivo in formula liquida bandendo definitivamente dagli ospedali la formula in polvere. Non è possibile infatti in nessun caso, tanto più nel caso di neonati (soggetti consumatori tra i più deboli) assoggettarsi alle regole di multinazionali a scapito della sicurezza». Non è la prima volta che le multinazionali produttrici del latte artificiale vengono messe sotto accusa dalle associazioni dei consumatori. Nel marzo del 2002, su segnalazione dell’Adiconsum, l’Autorità garante per la concorrenza ed il mercato condannò le principali aziende produttrici di latte in polvere ad una multa complessiva di circa 6 miliardi di lire per aver stretto un vero e proprio “cartello” di mercato, volto a far lievitare il latte artificiale italiano a prezzi superiori rispetto la media europea (con rincari che vanno dal 96,7 al 190 per cento). Una sentenza che l’Antitrust non esitò a definire “di particolare gravità in considerazione della specifica situazione di necessità nella quale si trova il consumatore”. Secondo l’Antitrust le aziende incriminate avevano stretto un accordo per limitare i canali di distribuzione del latte artificiale alle sole farmacie, anche se tale prodotto non richiede alcuna prescrizione medica e nonostante le richieste di molti operatori della grande distribuzione di poter vendere tali tipologie di latte anche nei propri supermercati, così come accade nella maggioranza degli altri Paesi del Vecchio continente. Inoltre, per meglio accaparrarsi i “futuri” clienti, le sei aziende avevano escogitato anche un altro ingegnosissimo meccanismo: approfittando delle lacune dell’attuale legislazione italiana, approvvigionavano gratuitamente le strutture ospedaliere di latte in polvere attraverso “turnazioni” studiate a tavolino. Una prassi diffusa e consolidata, con la quale stabilire un primo contatto fra genitori, bambino ed un certa marca di latte: quella che il bimbo consuma nei primi giorni di vita in ospedale sarà infatti con tutta probabilità, quella che continuerà a prendere una volta a casa e che i genitori continueranno a comprare, naturalmente in farmacia e naturalmente a prezzi stratosferici! «Recentemente», ricordano Adiconsum e Legaconsumatori Acli, «è stata diffusa la ristampa di un documento importantissimo dal titolo “Il codice violato”, realizzato dall’ICMC (Coalizione Italiana per il Monitoraggio del Codice) con il contributo del Comitato Italiano per l’Unicef e la collaborazione di numerose associazioni (tra le quali Lega Consumatori Acli Toscana, la Rete Italiana Boicottaggio Nestlè ed il MAMI, il Movimento Allattamento Materno Italiano), che testimonia – in un’inchiesta condotta tra giugno e settembre 2000 nel nostro paese – le continue e ripetute violazioni del “Codice Internazionale sulla Commercializzazione dei Sostituti del Latte Materno». Siglato nel 1981 da OMS, Unicef, IBFAN (International Baby Food Action Network), esperti del settore e dalle stesse compagnie produttrici di latte in polvere, il Codice Internazionale sulla Commercializzazione dei Sostituti del Latte Materno venne adottato dall’Assemblea Mondiale della Sanità il 21 Maggio 1981, con lo scopo di proteggere la salute dell’infanzia, sanzionando la scorretta commercializzazione ed ogni forma di promozione dei sostituti del latte materno. Quali le violazioni più frequenti? «Fornitura gratuita di prodotti, consegna di pacchi-dono alle donne, esposizioni di marchi e logo delle ditte produttrici di latte in polvere. Ma anche sponsorizzazione di congressi internazionali in località turistiche, gadgets vari ad operatori sanitari. Persino lettere di dimissioni ospedaliere alle neo-mamme con raccomandazioni prestampate all’uso di prodotti alternativi al latte materno, come denunciato all’interno del dossier. Tutto in violazione del Codice che in Italia è stato trasformato in legge soltanto nel ’94 con Decreto Ministeriale 500, pur avendolo sottoscritto, insieme alla stragrande maggioranza dei paesi dell’Onu, fin dall’81». Se è vero che il progresso tecnologico ha pesantemente interferito con i modelli di vita e di consumo riferiti all’alimentazione infantile, cosa si può fare di concreto nell’era dell’informazione per rivalutare e sostenere l’allattamento al seno? «La risposta a questa domanda è paradossalmente semplice: sfruttare con ogni mezzo disponibile quelle stesse tecnologie, in modo da sviluppare e trasmettere le giuste informazioni riguardanti l’allattamento naturale. E quale strumento migliore della Rete per attuare questo importante obiettivo? Ecco perché la Lega Consumatori Acli Toscana, alla luce di queste considerazioni, ha deciso di istituire – sul proprio sito Internet – un’intera sezione dal titolo SOS Allattamento, dedicata al sostegno, alla promozione e alla protezione dell’allattamento materno. Le mamme che allattano o che vogliono allattare il proprio bambino, troveranno in queste pagine tante informazioni preziose: articoli e guide sull’argomento, documenti, quadro normativo, leggi sulla tutela della maternità e tanti utilissimi link. Non solo. La sezione prevede anche un servizio di aiuto concreto alle mamme in difficoltà: si tratta di un indirizzo e-mail da contattare in caso di problemi o al quale rivolgersi per richiedere informazioni e consigli riguardanti l’allattamento. Infine è stato predisposto un forum discussione incentrato sui temi dell’allattamento materno. Entrambi i servizi sono gestiti dalla Lega Consumatori Acli Toscana in collaborazione con il MAMI, il Movimento Allattamento Materno Italiano (referente in Italia per la WABA, la World Alliance for Breastfeeding Action) e Prontoconsumatore, il portale dei consumatori della Regione Toscana». Info: Legaconsumatori.it info email


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA