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Professionisti del sociale, via libera all’albo

Sanità. Anche 25mila educatori tra i prifili disciplinati

di Benedetta Verrini

Il 24 gennaio scorso la Camera ha dato il via libera definitivo al disegno di legge (C. 6229) istitutivo di sei nuovi Ordini nell?ambito delle professioni sanitarie. Si tratta di una vera e propria rivoluzione per almeno mezzo milione di operatori: dagli infermieri ai tecnici di radiologia, dai dietisti fino agli educatori professionali.
Proprio a quest?ultima categoria, composta da circa 25mila persone – e con una forte presenza nelle cooperative, negli enti di terzo settore e nelle imprese sociali, dal settore del recupero della tossicodipendenza alle comunità per minori, dalla riabilitazione psichiatrica ai centri per gli anziani – la nuova legge porta un importante riconoscimento dell?identità professionale e un plafond normativo e deontologico di riferimento.
Dei sei nuovi Ordini (che avranno al loro interno ulteriori Albi professionali specifici, in tutto 22) l?area di riferimento degli educatori (tra infermieristica, ostetricia, riabilitativa, tecnico-sanitaria e della prevenzione) dovrebbe essere quella della riabilitazione, «sebbene questo non sia l?unico settore in cui si spiega l?attività dell?educatore», precisa Nicolò Pisanu, direttore dell?Istituto Progetto uomo della Fict, unito alla facoltà di Scienze dell?educazione dell?università Pontificia Salesiana. «Se pensiamo, infatti, a chi lavora in ludoteca o sulla strada con gli adolescenti a rischio», prosegue Pisanu, «l?ambito di riferimento è la prevenzione».
La figura dell?educatore, in effetti, è richiesta su fronti molto differenziati «e storicamente ha sofferto di una carenza d?identità», ammette Pisanu, «che in questi anni, da formatori di educatori, abbiamo riscontrato anche nel pressante bisogno di formazione e riqualificazione delle competenze. Ora queste difficoltà dovrebbero finalmente essere superate, grazie alla definizione e alla certificazione della professionalità». Non a caso, la legge prevede anche la possibilità di costituire un Ordine autonomo, nel caso di almeno 20mila iscritti. «Se si arriverà a questo, spero in un Ordine con una matrice europea, con una mission di rappresentanza e tutela della professione senza trasformarsi in una corporazione», sottolinea il direttore.
Il nuovo inquadramento professionale potrà aiutare gli educatori a migliorare la propria posizione contrattuale («me lo auguro davvero, dal momento che questa figura è stata piuttosto bistrattata anche su questo piano»). Ma soprattutto avrà una ricaduta molto pregnante sugli assistiti e gli utenti: «In questo clima socio-culturale», aggiunge Pisanu, «in cui le persone sperimentano la solitudine e una sostanziale perdita di senso, sarà sempre più richiesto l?approccio educativo oltre a quello strettamente medico».

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