Famiglia

Darfur: Rice, “il genocidio non si ferma”

Durissimo attacco del Segretario di Stato americano Condoleeza Rice contro il regime di Khartum

di Joshua Massarenti

Il Segretario di Stato americano Condoleeza Rice si è detta “estremamente preoccupata” della situazione in Darfur, sottolineando che la posizione degli Stati Uniti nei confronti del conflitto che sevizia dal febbraio 2003 nella regione occidentale del Sudan “rimane incambiata. Dal nostro punto di vista, in Darfur è stato perpetrato un genocidio che nei fatti sta continuando”.

Riportate davanti alla Commissione degli affari esteri della Camera dei rappresentanti statunitense, le parole suonano come un monito durissimo, seppur espresso in via indiretta, nei confronti del regime di Khartum.

Per gli analisti che seguono l’evoluzione del conflitto sudanese, la denuncia di Condoleeza Rice non è sorpredente. Da mesi, l’Unione africana (Ua), responsabile della Missione di pace in Darfur, ha espresso il desiderio che i caschi blu delle Nazioni Unite sostituissero i soldati dell’Ua. Presidente di turno del Consiglio di sicurezza, gli Stati Uniti hanno appoggiato con forza questa presa di posizione della Commissione per la pace e la sicureza dell’organizzazione africana.

Riprendendo a suo conto le accuse formulate in passato dal suo predecessore Colin Powell, la Rice non ha esitato a definire i massacri perpetrati in Darfur dalle milizie arabe janjaweed (a loro volta appoggiate dall’esercito regolare sudanese) un genocidio, termine che sul piano giuridico impone alla Comunità internazionale l’obbligo di intervenire in Darfur contro il governo del Sudan, qualora quest’ultimo risultasse responsabile.

Ora, c’è da chiedersi se le accuse del Segretario di Stato americano siano il presagio di un futuro intervento militare multilaterale capeggiato da Washington. Un’ipotesi ritenuta da molti specialisti poco credibile.

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