Welfare

Guantanamo: anche Londra e Berlino favorevoli alla chiusura

Uno dei ministri di Blair e il coordinatore del governo tedesco si sono detti d'accordo con la richiesta della commissione Onu.

di Chiara Brusini

Dopo che la Commissione per i Diritti Umani delle Nazioni Unite e il Parlamento Europeo di Strasburgo hanno preso posizione contro il centro speciale di detenzione americano della Baia di Guantanamo, anche dalla Gran Bretagna e dalla Germania arrivano richieste di chiusura. Peter Hain, titolare del dicastero per l’Irlanda del Nord all’interno del governo britannico guidato da Tony Blair, alleato di ferro di Washington, ha dichiarato alla Bbc: “Preferirei che quel carcere non ci fosse. Si’, preferirei che fosse chiuso”. Alla domanda se il suo punto di vista esprima anche la posizione dell’intero esecutivo sulla questione, il ministro per l’Irlanda del Nord si e’ limitato a ribattere: “Questo e’ cio’ che penso io”; ma, allorche’ gli e’ stato chiesto se Blair sia d’accordo con lui, Hain ha risposto senza esitare: “Si’, penso proprio di si'”. In effetti, lo scorso novembre, intervenendo in Parlamento il premier defini’ il super-penitenziario, annesso alla base della Marina Usa nell’enclave situata all’estremita’ sud-orientale di Cuba, “un’anomalia, con cui presto o tardi occorrera’ fare i conti”. Anche Berlino appoggia la richiesta delle Nazioni Unite: ad affermarlo e’ stato Karsten Voigt, coordinatore del governo tedesco, responsabile delle relazioni con gli Stati Uniti, parlando con RBB-Inforadio. Rientrerebbe negli interessi degli Stati Uniti, ha affermato il politico socialdemocratico ”chiudere Guantanamo prima possibile, ossia, immediatamente”. Per Voigt, i danni che l’immagine degli Stati Uniti subisce a causa di Guantanamo sono superiori alle garanzie in termini di sicurezza che il paese puo’ ricavare dalla sua esistenza. Il centro di detenzione di Guantanamo, ha inoltre osservato, e’ ”incompatibile con le norme del diritto vigenti in Europa”. La decisione di chiuderlo deve comunque partire dagli Stati Uniti ”e non puo’ essere imposta dall’esterno”, ha concluso.


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