Leggi

Il ministro, che ne sarà della formazione?

Scuola/ Un ritorno alla licealizzazione globale: ma a chi conviene?

di Carmen Morrone

«La legge finanziaria stabilisce la prosecuzione anche per il prossimo anno scolastico dei percorsi triennali sperimentali di istruzione e formazione professionale ». Dopo la battaglia persa sulla Finanziaria, la formazione professionale incassa questa piccola vittoria contenuta nella Circolare ministeriale per le iscrizioni all?anno 2006/2007. In quell??anche? è contenuta però tutta l?incertezza che riguarda questo spezzone del sistema dell?istruzione. La Finanziaria infatti ha portato l?obbligo scolastico a 16 anni, facendo capire che il percorso deve intendersi il meno differenziato possibile. L?obiettivo della lotta alla dispersione è sottolineato a chiare lettere anche nella circolare che invita scuole e autorità ad una sorveglianza maggiore.

Il passaggio dal diritto-dovere all?istruzione all?obbligo sembrerebbe in effetti il modo migliore per arginare l?evasione scolastica. Ma, come dice argutamente il segretario della Cisl scuola, Francesco Scrima, «non sempre le belle idee sono delle buone idee». Il problema sta tutto in un?errata interpretazione del fenomeno. O in una lettura secondo schemi che nella realtà sono stati ampiamente superati. La dispersione infatti non è più collegata alle condizioni materiali di vita, come invece con un po? di astrazione ideologica presumono al ministero. Infatti la dispersione riguarda in particolare le regioni, come Lombardia e Veneto, a più alto tasso di occupazione e di ricchezza . Che cosa significa questo? Che i ragazzi cedono alle lusinghe del mondo d e l l a voro perché il sistema dell?istruzione non viene recepito come un passaggio importante verso una maggiore qualificazione. «Una scuola e un obbligo che non portano a un titolo sono come quelle strade e autostrade che finiscono in mezzo alla campagna con un cantiere chiuso», spiega Scrima. Come dire: affermare l?obbligo senza agganciarlo a un?offerta formativa adeguata è solo un modo di parcheggiare per due anni dei ragazzi che scalpitano e lasciare all?asciutto il mondo produttivo. «Decidere l?obbligo di frequenza da solo non basta», incalza Scrima. «Avremo solo un obbligo improvvisato di insuccesso. Sarebbe una risposta pigra ed elusiva, forse politicamente corretta, ma sicuramente inefficace e impropria ».

Il percorso di formazione professionale – il cosiddetto secondo canale della riforma Moratti – è dunque un tentativo di rispondere alle mutate ragioni della dispersione scolastica: un percorso finalizzato a creare competenze per un buon accesso al mondo della lavoro. Le famiglie hanno raccolto l?opportunità, come dimostrano le cifre dei primi tre anni di sperimentazione. Ora il governo vuole rimettere in discussione il meccanismo per garantire a tutti un livello di istruzione più omogeneo. Gli enti di formazione (per la gran parte aggregati sotto il cappello dell?associazione Forma) hanno fatto sentire la loro voce. «È un?idea di deformazione permanente», ha scritto Francesco Florenzano, presidente di Upter. La soluzione? Butta là un?idea Francesco Scrima: «Un ridisegno complessivo del sistema di istruzione e formazione che innalzi i livelli di quelle competenze fondamentali, già elencate a livello europeo. Per il resto ricordiamoci la frase di don Milani: le differenze non sono di per sé disuguaglianze».

Info:
www.pubblicaistruzione.it


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA