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Bioplastica: è iniziata la rivoluzione

Consumi: sacchetti tradizionali fuori legge dal 2010. Saranno invece commercializzate solo buste biodegradabili, realizzate con materiali di origine vegetale

di Paola Mattei

È deciso: dal 1° gennaio 2010 scatterà anche in Italia il divieto di utilizzare i sacchetti di plastica per fare la spesa. Il provvedimento, inserito nella Finanziaria approvata a fine 2006, renderà possibile commercializzare solo buste biodegradabili, realizzate con materiali di origine vegetale, ricalcando un?analoga decisione presa l?anno scorso in Francia. Non solo: grazie a una norma specifica, la produzione di sacchetti in bioplastica Mater-Bi sarà estesa anche ai coltivatori diretti di mais, a tutto vantaggio dei consumatori.

L?impatto del provvedimento sull?ambiente è notevole: basti pensare che in Italia si producono 300mila tonnellate di sacchetti in plastica all?anno, l?equivalente di 430mila tonnellate di petrolio e di circa 200mila tonnellate di anidride carbonica emesse in atmosfera, che tra meno di quattro anni saranno «risparmiati». Quanto all?aspetto economico, a conti fatti, spiegano dalla Coldiretti, la differenza di prezzo, 8 centesimi per il sacchetto biodegradabile e 5 per quello in plastica tradizionale, «tenderà a ridursi ed è giustificata dai benefici ambientali, soprattutto se si guarda all?impatto della plastica indistruttibile: basta un secondo per produrre una busta di plastica, ma 400 anni perché si distrugga».

I biosacchetti prodotti in Italia sono realizzati per lo più in Mater-Bi, materiale biodegradabile e compostabile derivato dal mais. Ma l?agricoltura italiana è pronta a produrre entro il 2010 tutto il mais necessario a sostituire i sacchetti tradizionali? La risposta arriva ancora dalla Coldiretti: «Molte nostre imprese sono pronte», dice il presidente Paolo Bedoni. «Per coprire il fabbisogno italiano di Mater-Bi basterebbe coltivare 200mila ettari, visto che mezzo chilo di mais e un chilo di olio di girasole sono sufficienti per produrre circa 100 bustine».

Un obiettivo che Coldiretti sostiene, e per questo ha stipulato l?anno scorso un accordo con Novamont, produttrice del Mater-Bi, per potenziare lo stabilimento di Terni grazie all?apporto di una cooperativa agricola che riunisce 600 produttori di granturco. In questo modo, lo stabilimento umbro riuscirebbe ad arrivare a 60mila tonnellate di bioplastica, pari a un quinto del fabbisogno italiano. E sempre in Finanziaria è passata una norma in base alla quale la produzione di bioplastica è equiparata all?attività agricola: significa che anche un singolo agricoltore, opportunamente attrezzato, potrà ?sfornare? biosacchetti in fattoria.


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