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Iraq: guerra “ultima risorsa” dice Bush

Congresso e Onu sono tornati al lavoro all'indomani del discorso con cui il presidente Bush ha minacciato la guerra ''come ultima risorsa'' contro Saddam Hussein.

di Redazione

Congresso e Onu sono tornati al lavoro all’indomani del discorso con cui il presidente Bush ha minacciato la guerra ”come ultima risorsa” contro Saddam Hussein. A Cincinnati Bush ha parlato per 29 minuti: calmo, pacato come raramente in passato era apparso sul podio, ha spiegato le ragioni per cui l’America deve agire ”ora” contro Saddam. Ma il suo discorso, snobbato dai grandi network e trasmesso in diretta solo dale tv via cavo tutto-notizie, non ha cambiato le carte in tavola. Al Congresso, dove Senato e Camera hanno cominciato il dibattito che si concludera’ tra giovedi’ e i primi della prossima settimana con un voto, la Casa Bianca aveva gia’ i voti necessari per far passare il ‘verde’ all’uso della forza. E all’Onu, dove da settimane il Consiglio di Sicurezza e’ spaccato sull’automatismo dell’azione militare, era gia’ emerso nei giorni scorsi un consenso di massima: si a una risoluzione che ridefinisca il mandato degli ispettori, no al via all’azione militare senza un altro pronunciamento da parte dei ‘quindici’. Di fronte a sondaggi che lo fotografano a un duplice guado gia’ attraversato un decennio fa da suo padre (da un lato la minaccia internazionale posta da Saddam, un deposta in possesso di armi di distruzione di massa, dall’altra quella, che sta a cuore agli elettori, di un’economia in crisi), Bush si era prefisso col suo intervento una manovra a domino. Fare presa sull’opinione pubblica e poi, attraverso l’opinione pubblica, sul Congresso, e infine attraverso un ampio successo in Congresso, sull’Onu. ”Votando con largo margine di si’ la risoluzione sull’uso della forza rafforzerete il mio potere di pressione sul Consiglio di Sicurezza”, ha detto oggi il segretario di Stato Colin Powell a una delegazione di parlamentari in visita. Ma in Senato e alla Camera le posizioni sono rimaste sostanzialmente immutate: parlamentari convinti a votare per Bush hanno apprezzato il discorso; i contrari, come il senatore Robert Byrd della West Virginia, hanno accusato la Casa Bianca di ”fare il bullo” con il Congresso. ”E’ un sentiero buio” e ”un precedente pericoloso” contro un paese che non ha attaccato l’America: cosi’ un altro oppositore della politica dell’amministrazione, il democratico Dennis Kucinah ha definito oggi in aula la strategia dell’attacco preventivo caldeggiato da Bush. E perfino John Edwards, un altro democratico che fin dall’inizio aveva cavalcato la linea dura contro Saddam, ha messo oggi in chiaro che il ”gratuito unilateralismo” di Bush non gli va affatto a genio. Edwards, che tra i democratici e’ in odore di Casa Bianca, ha fiutato i veri umori dell’America: gli stessi umori che sono stati espressi in un sondaggio di ieri del ‘New York Times’ che avrebbe dovuto ricordare a Bush figlio la lezione di Bush padre. ”It’s the economy’ stupid”: con questo slogan un anno dopo aver battuto Saddam il padre dell’attuale presidente fu sconfitto in casa da Bill Clinton. E anche adesso gli interpellati del ‘Times’, per due terzi contrari ad azioni ”affrettate” contro Baghdad, hanno fatto sapere che andranno alle urne il 5 novembre pensando ai problemi economici e sociali, piu’ che all’Iraq e alla guerra contro il terrorismo su cui la Casa Bianca sta cercando d’attirare l’attenzione del Paese. Ed e’ dunque parlando a questo elettorato incerto e diviso che oggi il presidente Bush ha ribadito da Knoxville in Tennessee che l’opzione militare contro l’Iraq ”e’ l’ultima tra le scelte possibili” anche se, nel caso in cui le truppe fossero chiamate all’azione, ”l’America prevarra”’. Questo messaggio che modera i toni del discorso di ieri mira anche a farsi sentire dall’opinione pubblica internazionale, finora tiepida di fronte a un bis di Desert Storm. Chiave del dibattito all’Onu, per gli Stati Uniti, e’ in questo momento la Francia, con le altre nazioni che probabilmente seguiranno una volta ottenuto il si’ di Parigi. ”La questione viene discussa tra Parigi e Washington”, ha detto una fonte diplomatica al Palazzo di Vetro dove oggi i membri del Consiglio di Sicurezza hanno incontrato per un pranzo il segretario generale Kofi Annan e l’Iraq e’ stato il piatto forte dell’appuntamento.


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