Economia

Cooperative, si riparte con un bell’outing

Il che significa, per il responsabile economico dei Ds, "uscire dalla mitologia mantenendo la tensione ideale" Intervista a Pierluigi Bersari

di Francesco Maggio

E alla fine arrivò anche la ?benedizione? di Montezemolo. Dopo settimane di schermaglie con il mondo cooperativo, invitato a ?non allargarsi troppo?, il presidente di Confindustria ha fatto retromarcia, sottolineando «la piena e grande legittimità del movimento cooperativo, che da sempre ha un ruolo fondamentale nell?economia del nostro paese». Sorride Pierluigi Bersani, responsabile economico dei Ds ed ex ministro dell?Industria. Non commenta, ma è come se dicesse «era ora». E spiega perché il mondo cooperativo ricoprirà un ruolo sempre più centrale nella politica economica del centrosinistra. Vita: Che atteggiamento avrete sulle coop nella legislatura che verrà? Pierluigi Bersani: Innanzi tutto bisogna capire perché le cooperative, a differenza di altre tipologie di imprese, mostrano un forte istinto a crescere. È evidente che la spiegazione è connaturata ad alcune peculiarità delle coop: l?obbligo di reinvestire gli utili; l?assenza di problemi di successione; il modello di gestione manageriale; i settori in cui operano con trend significativi di crescita; la capacità di produrre capitale sociale. Questi tratti identitari dimostrano che esse hanno dentro un motore potente che produce il 7% del Pil. Ciò è utilissimo al paese. Quindi chi governerà dovrà avere un atteggiamento costruttivo verso questo mondo. Mettere in discussione una tipologia di impresa che mostra di saper crescere e che sta dando un contributo altissimo in termini di creazione di nuova occupazione, mi sembra una bestemmia. Il che non vuol dire che la cooperazione debba pretendere di produrre un ?modellismo?. Vita: Il caso Unipol ha avuto il merito di dar vita a un ampio dibattito sul ruolo delle coop nel nostro paese. Che ?frutti? si aspetta di cogliere da questo dibattito? Bersani: Diciamo che questo dibattito ha fornito un?occasione e adesso vedremo se verrà colta. Le cooperative hanno di fronte, per esempio, l?esigenza di poter utilizzare anche strumenti finanziari molto sofisticati per valorizzare il proprio patrimonio e per reperire capitali. Vita: Si è chiesto perché c?è tanta ignoranza sul fenomeno cooperativo? Bersani: Alcuni osservatori parlano tanto ma non sanno nemmeno cos?è davvero una cooperativa. C?è poi un limite del movimento cooperativo che è fatto di persone che stanno sempre ?sul pezzo?, ma non si preoccupano abbastanza di razionalizzare quel che sono e di comunicarlo. Infine c?è qualcosa di inespresso su cui un po? tutti devono fare outing. È vero, cioè, che per una lunga fase l?impresa cooperativa è stata vista da alcune componenti culturali e politiche come l?impresa vincente ?per definizione?. Ma è giunta l?ora di secolarizzare questo mito, mantenendo, naturalmente, tutta la tensione ideale e morale del caso, ma privandola di ogni connotato ideologico. Il centrosinistra non accetterà che la cooperazione venga considerata ?altro? bensì una tipologia d?impresa che come altre sta dando il suo contributo alla crescita. Vita: Secondo lei cosa l?impresa di tipo capitalistico ha da imparare dall?impresa cooperativa? E la seconda dalla prima? Bersani: L?impresa capitalistica farebbe bene ad osservare quale frutto abbia dato un certo modello di conduzione manageriale e, inoltre, il ritorno degli investimenti in un arco di medio-lungo periodo. L?impresa cooperativa, dal suo canto, deve imparare ad affrontare in modo più organico e razionale il tema della valorizzazione delle risorse patrimoniali e del reperimento di capitali secondo formule che siano una volta per tutte condivise. Vita: Giorgio Ruffolo sostiene che le cooperative devono ?farsi carico? anche di far compiere un salto di qualità alle cooperative sociali. Condivide? Bersani: La vera caratteristica della cooperativa è quella di essere impresa delle generazioni, che non ha bisogno della trimestrale di cassa, che ragiona con un orizzonte di medio-lungo periodo. Impresa del territorio che si espande ma continua ad essere radicata nella comunità. La cooperazione può dare quindi un contributo determinante a far compiere un salto di qualità a chi, come le cooperative sociali, offre servizi, a partire da quelli alla persona, che oggi soffrono di frantumazione, di dequalificazione, di occasionalità. Vita: La politica può aiutare le cooperative sociali a crescere? Nel programma dell?Unione c?è un riferimento esplicito? Bersani: Pensiamo che il welfare locale sia un pilastro. Quindi quando si discute di finanza pubblica e ristrettezze di cassa, deve essere chiaro che non si possono massacrare gli enti locali. Si può stringere la cinghia solo a patto che alcune risposte di welfare siano garantite. E per fare questo noi dobbiamo stabilire alcune regole minime. Questo può avvenire con una mediazione fatta di standard di certificazione che possano vedere come protagonista l?impresa cooperativa. Faccio un esempio: siamo nell?epoca del far west del badantato, abbiamo ormai centinaia di migliaia di prestazioni di questo genere. Possibile che non si riesca a immaginare una sorta di ?franchising? di questo fenomeno? Io credo che la politica possa fare da sponda promozionale, normativa affinché crescano imprese o reti di imprese di servizio di ?alta qualità?.


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